Il disturbo bipolare, anche detto sindrome maniaco-depressiva è una patologia psichiatrica cronica e complessa descritta nel DSM IV, legata a caratteristiche genetiche che determinano un malfunzionamento del sistema limbico. Essa è caratterizzata, a prescindere da spinte ambientali, dall’oscillazione e dall’alternanza insolita ed eccessiva del tono dell’umore, con periodi di calo bloccante e altri di eccessiva euforia.

Parliamo di questo disturbo con la Dott.ssa Marisa Nigri, Psicologa e Psicoterapeuta.

Quali sono i sintomi più frequenti del disturbo bipolare?

Nella fase maniacale, sono rappresentati da umore esaltato, euforico e troppo ottimista, iperattività fisica e mentale, irritabilità, logorrea, eccessiva impulsività, prodigalità, aumento esagerato dell’autostima, di libido e socievolezza.
Nella fase out, i sintomi sono sovrapponibili a quelli della depressione: bassa autostima, sensazione di impotenza, di inguaribilità senza futuro, blocco decisionale, sensi di colpa e inadeguatezza, perdita di energia, insonnia o ipersonnia.

Qual’è la terapia per il disturbo bipolare?

Se la sintomatologia è grave e ricorrente, poco ci si può giovare degli aiuti di tipo olistico, ma  il discorso base rimane di tipo psichiatrico.
L’alternarsi di stati d’animo contrastanti, senza ragioni apparenti, oppure legati a cause scatenanti di scarso impatto, entro certi limiti, fa parte della fisiologia:  dunque è solo un fattore quantitativo, soprattutto soggettivo, che può distinguere la cosiddetta “normalità” dal disagio che, sia pure inferiore a quello psichiatrico e in misura più tollerabile, è caratterizzato da una sintomatologia simile a quella della psicosi maniaco depressiva.

Esso colpisce,  insieme alle forme più gravi, circa il 4% della popolazione, soprattutto le donne e persone brillanti che nel passato hanno dato buona prova di sé; risente marginalmente dei fenomeni stagionali, ad esempio la primavera, soprattutto a causa dell’instabilità del clima e spesso trova una spinta verso le due fasi alternanti nella durata dei periodi di luce, che favoriscono l’oscillazione tra il fare maniacale e il richiudersi in se stessi a causa dell’umor nero; tuttavia spesso il passaggio da una fase a un’altra può non avere cause apparenti o, al massimo essere facilitato da avvenimenti solo scatenanti.

Come convivere con un soggetto incline al bipolarismo?

Trovandosi di fronte a un fenomeno col quale è necessario convivere, non potendo intervenire sulla componente genetica, la cosa più importante è imparare a  gestire le fasi più dolorose, incluse quelle miste, in cui i due eccessi sono strettamente legati e compresenti, imparando ad abbreviare i periodi di crisi a favore di quelli di remissione dei sintomi.

Le manifestazioni meno gravi, quelle che non compromettono in maniera significativa la vita e il lavoro, possono giovarsi moltissimo di svariati approcci  non strettamente terapeutici, di carattere olistico, che attaccano il malessere e il circolo vizioso conseguente con una serie di modalità, usate spesso in contemporanea,  utilizzando varie chiavi di accesso.

Per comprendere ciò, bisogna tener presente che, sul versante psicologico, un elemento comune di tale disforia è costituita da una percezione falsata delle potenzialità del Sé che, nella fase maniacale, vengono vissute quasi senza limiti, autopercezione slegata da un esame di realtà che spinge a  iperprogettualità e iperattività. L’individuo non è in contatto coi propri limiti né con la necessità del riposo e spesso soffre di  insonnia, che non sempre viene percepita come un fattore negativo, in quanto caratterizzata da iperideazione che prepara l’iperattività dell’indomani. Ovviamente a un  certo punto, sia per i progetti eccessivamente impegnativi che per il crollo della resistenza psicofisica, subentra il fallimento (relativo o assoluto, ma sempre percepito come assoluto) che il soggetto non ha realisticamente previsto. Lo scoraggiamento conseguente, invece di indurre a un corretto esame di realtà che consigli di ridimensionare l’attività, spinge nella percezione opposta, altrettanto falsa, di non valere niente, di non essere assolutamente capace, facendo percepire all’individuo, per difesa, l’assoluta inconsistenza dei traguardi che si era prefissato: di qui la perdita di ogni stimolo all’azione e la svalutazione di ogni meta.

Questa è la fase più dura, da cui è più difficile uscire: il soggetto non accetta la sconfitta e si abbatte rifugiandosi nella completa inerzia o cerca di reagire a tutti i costi senza averne più le energie, in un circolo vizioso che crea ulteriore scoraggiamento.
Ma non è detto che questa situazione non possa essere ridimensionata con opportuni interventi, magari con un aiuto esterno, sia farmacologico che psicoterapeutico all’inizio, con un’autogestione dei sintomi in secondo tempo.

Quali sono gli approcci più utili e quali i rimedi naturali?

Secondo la mia esperienza, sono quelli integrati, che agiscono contemporaneamente sull’autopercezione e la  consapevolezza del processo psicologico, nonché sulla dimensione ansiosa, che caratterizza entrambe le fasi, aiutando a rallentare il ritmo temporale interno. Il soggetto che soffre di umore bipolare, infatti, è poco resiliente, cioè ha scarsa capacità di gestire lo stress, anche se, nel contempo, se si prende cura di se stesso, è capace di risorgere dalle proprie ceneri come l’Araba Fenice.

Un aiuto nella gestione dei sintomi può venire dall’intelligente uso di blandi calmanti, magari di origine erboristica o, per brevi periodi onde evitare l’assuefazione, da preparati un po’ più impegnativi a prescrizione medica.
Ma l’aiuto più indicato è costituito dalle esperienze di carattere olistico e meditativo, che mirano a una più profonda e corretta percezione del Sé e, soprattutto, all’accettazione, insieme alle potenzialità, dei propri limiti, vissuti senza sensi di colpa, come caratteristiche ineludibili della propria personalità. Ciò consentirà, attraverso l’acquisizione della capacità di mantenere la giusta distanza dagli eventi, di poter gestire consapevolmente la necessità di concentrarsi su un progetto alla volta, su cui riversare in maniera non dispersiva delle energie sane che mirino al conseguimento dei propri scopi, accettando in anticipo che non sempre il successo è garantito e che, aldilà dell’impegno profuso, la sconfitta è possibile, ma non è mai assoluta.

Ciò implica consapevolezza e accettazione del proprio Sé, ma va accompagnato dalla conoscenza delle caratteristiche del disturbo (in cui ogni fase viene erroneamente concepita come definitiva) che va gestito non come una malattia, ma come un insieme di caratteristiche di cui tener conto.

È necessario evitare progetti a lunga scadenza, ma dosarli, nei limiti del possibile, secondo un concreto esame di realtà piuttosto che sulla base di momentanei impulsi. Ciò vale sia per le fasi di apparente grande energia che in quelle di stallo: in queste ultime, tenendo conto che, contrariamente a quanto si percepisce, si tratta di stati passeggeri, la reazione deve riguardare solo le attività indispensabili, senza forzare in una direzione di tipo reattivo, che, per le ragioni che ho detto, risulterebbe controproducente.

Chi è la Dott.ssa Marisa Nigri

Nata a Napoli, dove tuttora risiede. Laureata in filosofia, insieme all’insegnamento, ha coltivato il suo interesse per la psicologia,  frequentando vari corsi e una scuola riconosciuta di formazione alla psicoterapia. Divenuta psicologa e psicoterapeuta iscritta all’albo della regione Campania, lasciato l’insegnamento, ha intensificato questa attività nell’ambito corporeo-funzionale, come trainer individuale, di gruppo, come ricercatrice e come docente. Negli ultimi anni si sta dedicando alla rielaborazione e alla pubblicazione di vecchi scritti di carattere letterario che, tuttavia, mantengono l’impronta psicologica e possono essere considerati come divulgativi rispetto all’ambito che ha costituito il fulcro del suo interesse. Al momento, sono stati dati alle stampe “Tra psicoterapia e vita” (raccolta di racconti tenuti insieme dall’autobiografia e dal filo rosso della psicoterapia) e “Suggestioni di un intimo sound”, in cui i riferimenti al mondo delle discipline olistiche è un elemento fondamentale.

E’ possibile contattare la Dott.ssa Nigri scrivendo a: redazione@olisticnews.it

Tra psicoterapia e vita di Marisa Nigri
Un vissuto osservato dall’interno, essendo lei stessa psicoterapeuta, posizione privilegiata per analizzare se stessa e il suo passato. Della difficile infanzia, racconta i propri disagi, ma anche quelli dei suoi genitori e degli altri familiari, visti con l’occhio più comprensivo di chi ora sa guardare più a fondo. Un matrimonio affettivamente intenso ma faticoso continua a mettere alla prova l’esistenza di Marisa, così come antichi rancori in famiglia, tra cui uno in particolare che culmina addirittura in un intervento chirurgico tanto invasivo quanto non necessario. Rimasta vedova, con i figli ormai grandi, Marisa, finalmente, riesce forse ad instaurare un rapporto sereno con se stessa.

 

Gabriella Origano

Gabriella Origano

Direttore Editoriale di OlisticNews, giornalista iscritta all’elenco dei pubblicisti dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia; lavora per anni nel campo delle Digital Graphic Arts per importanti editori e aziende internazionali. Scopre la...

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