Quando una persona si trova in difficoltà psicologica, momentanea o cronica, a meno che non sia già informata su ciò che il panorama delle professioni di aiuto offre all’utenza, entra immediatamente in confusione, tante sono le figure che si occupano di questo particolare settore. La Dott.ssa Marisa Nigri, Psicologa e Psicoterapeuta ci può aiutare a capire il motivo di questa reazione di diffidenza e perché spesso si finisce per dar credito a esperienze di persone che magari a loro volta, sono andate incontro a fallimenti proprio per non aver individuato lo specialista giusto.
– Succede molto spesso che gran parte dell’utenza, a meno che non si trovi di fronte a una situazione limite, finisce per disconoscere anni e anni di studio, ricerca e specializzazione, gettando tutti nello stesso calderone ed etichettando indiscriminatamente gli operatori nell’ambito dell’ aiuto psicologico come “medici dei pazzi”, da cui tenersi alla larga, pena il discredito sociale. Oppure, si rivolge in maniera indiscriminata al neurologo, che, occupandosi dell’aspetto organico del disagio, è vissuto come più vicino alle categorie mediche cui si fa in genere ricorso e viene quindi, in linea di massima, meglio accettato, non creando troppi problemi di riprovazione nell’ambiente in cui si vive. Chiariamo, le competenze del neurologo sono preziose in alcuni casi, come, per esempio, le malattie degenerative che coinvolgono il cervello; ma anche un professionista preparatissimo può essere inadeguato, per fare ancora un esempio, se si tratta di indirizzare un genitore rispetto al comportamento da assumere con un adolescente difficile.
A questo punto si materializza un grosso preconcetto: che, nella vita, ci siano i sani, detti (con un termine molto controverso, che non ha un significato univoco) “normali”, e i pazzi, che sono tutti quelli che, per qualche ragione, non entrano in una categoria socialmente definita e accettata, la quale, tra l’altro, spesso con la salute mentale non ha nulla a che fare.” –
Ma il disagio non può essere distinto e catalogato, si articola in un susseguirsi di contiguità e continuità quantitative, per cui non c’è una netta distinzione tra sano e malato.
– La follia sta solo al culmine della sofferenza psichica e, a volte, pur nell’esagerazione di certi comportamenti, mostra, a ben vedere, delle espressioni che possiamo riscontrare anche, talvolta, in individui cosiddetti “normali”. In realtà, tutti abbiamo, almeno in alcuni momenti della vita, problemi non solo ascrivibili alle difficoltà pratiche, tutti conviviamo (spesso bene) con un pizzico di follia, mentre il cosiddetto “pazzo” può talvolta stupirci con comportamenti assolutamente condivisibili.
Ciò non significa che, per comodità di studio e di indicazioni terapeutiche, gli studiosi non debbano darsi da fare per stabilire delle griglie di osservazione che si concretizzino in diagnosi nosologiche (lo fanno periodicamente, pur con tanti limiti e possibili critiche, i vari DSM, che aggiornano, anche con criteri qualitativi, le categorie diagnostiche): a patto che tali categorie vengano usate per orientare, non come compartimenti stagno o etichette da attribuire rigidamente a gruppi di pazienti simili, ma pur sempre diversi, nella loro peculiarità. –
Detto questo e sperando che mettere in discussione preconcetti sia meno difficile del previsto, come distinguiamo le varie categorie professionali di aiuto al disagio (almeno le principali), allo scopo di meglio orientare la scelta in base agli effettivi bisogni dell’utente?
– Cominciamo dal NEUROLOGO, cui abbiamo già accennato: questo specialista è prezioso quando ci siano problemi a carico del sistema nervoso, centrale e periferico, ma, ovviamente, è anche attento alle conseguenze psicologiche e comportamentali che tali problemi comportano. Cura farmacologicamente e anche per questo non è la figura più indicata se, invece, si vuole affrontare il cosiddetto (con espressione del tutto impropria) “esaurimento nervoso”.
In questo caso, ci sono professionalità diverse, che possono occuparsene con più competenza: Innanzi tutto lo PSICHIATRA, che, pur agendo con attenzione dialogica ai problemi della psiche, cura essenzialmente con farmaci, senza intervenire sulle cause profonde del sintomo.
Se, invece, si vuole andare più in profondità, aggredendo il disagio non solo attraverso i suoi effetti biochimici, ma attraverso le cause, è opportuno affrontare una PSICOTERAPIA. –
Ma anche in questo ambito c’è molta confusione, i modelli psicoterapici sono tanti, e spesso vi sono psicoterapeuti convinti di avere in mano una bacchetta magica che discredita tutte le altre diverse formazioni. – Vero, ciò che è certo, è che per svolgere la professione di psicoterapeuta, oggi, è necessario essere medico o psicologo e aver frequentato una scuola di specializzazione; inoltre, quasi tutti i modelli psicoterapici prevedono che l’operatore debba aver, a sua volta, affrontato un training personale, cioè aver fatto una psicoterapia, attraverso la quale dovrebbe aver raggiunto una consapevolezza di sé che gli permetta di evitare di confondere i propri problemi con quelli del paziente. –
Quasi tutti i modelli psicoterapici partono dal pensiero di Freud, ma, in genere, lo hanno superato.
– La PSICOANALISI, creata da Freud, interviene solo sul verbale, mentre, soprattutto dopo Reich, le altre psicoterapie agiscono sull’individuo in maniera olistica, a 360 gradi, quindi anche sul corpo.
Esistono anche terapie (ad esempio, quelle cognitivo-comportamentali) che puntano direttamente al sintomo: spesso hanno successo, ma, non andando alle cause, talvolta creano altri sintomi sostitutivi. –
Dottoressa sembra piuttosto complicato – No, se si considera che tutti i modelli, chi più chi meno, sono utili: tutto si gioca nella relazione col paziente e quindi, anche se è importante la preparazione che ha alle spalle, conta ancor più che persona è il terapeuta. –
Lo PSICOLOGO, invece, avendo una grande vastità di possibilità di intervento, si occupa di vari settori, nel pubblico e nel privato, nelle scuole, nelle comunità. Affini ma diverse sono ancora le figure del COUNSELOR (che può svolgere brevi terapie), del Mediatore familiare, dell’Assistente sociale, e tante altre che gravitano intorno a questo ambito di intervento. –
Ci sembra di capire che pur non essendo terapie in senso stretto, presentano una valenza psicologica, soprattutto su cura e prevenzione dello stress, anche alcune tecniche olistiche che si stanno sempre più diffondendo e differenziando, alla rincorsa dell’utenza.
– Certo, tra esse antiginnastica, metodo Feldenkrais, stretching, arte e teatro terapia, musicoterapia, training autogeno, yoga, discipline orientali, pilates, mescolanze originali di vari approcci; tutte queste, se ben praticate e accettate con piacere dal fruitore, possono funzionare, soprattutto a livello di prevenzione, ma non possono essere sostitutive della terapia. –
Certamente le attività olistiche possono essere d’aiuto per affrontare lo stress, le grandi fatiche e i momenti difficili che la vita ci riserva. Grazie degli utili consigli Dottoressa.
Chi è la Dott.ssa Marisa Nigri
Nata a Napoli, dove tuttora risiede. Laureata in filosofia, insieme all’insegnamento, ha coltivato il suo interesse per la psicologia, frequentando vari corsi e una scuola riconosciuta di formazione alla psicoterapia. Divenuta psicologa e psicoterapeuta iscritta all’albo della regione Campania, lasciato l’insegnamento, ha intensificato questa attività nell’ambito corporeo-funzionale, come trainer individuale, di gruppo, come ricercatrice e come docente. Negli ultimi anni si sta dedicando alla rielaborazione e alla pubblicazione di vecchi scritti di carattere letterario che, tuttavia, mantengono l’impronta psicologica e possono essere considerati come divulgativi rispetto all’ambito che ha costituito il fulcro del suo interesse. Al momento, sono stati dati alle stampe “Tra psicoterapia e vita” (raccolta di racconti tenuti insieme dall’autobiografia e dal filo rosso della psicoterapia) e “Suggestioni di un intimo sound”, in cui i riferimenti al mondo delle discipline olistiche è un elemento fondamentale.
E’ possibile contattare la Dott.ssa Nigri scrivendo a: redazione@olisticnews.it
Tra psicoterapia e vita di Marisa Nigri
Un vissuto osservato dall’interno, essendo lei stessa psicoterapeuta, posizione privilegiata per analizzare se stessa e il suo passato. Della difficile infanzia, racconta i propri disagi, ma anche quelli dei suoi genitori e degli altri familiari, visti con l’occhio più comprensivo di chi ora sa guardare più a fondo. Un matrimonio affettivamente intenso ma faticoso continua a mettere alla prova l’esistenza di Marisa, così come antichi rancori in famiglia, tra cui uno in particolare che culmina addirittura in un intervento chirurgico tanto invasivo quanto non necessario.
Rimasta vedova, con i figli ormai grandi, Marisa, finalmente, riesce forse ad instaurare un rapporto sereno con se stessa.
Gabriella Origano