Sono nata e ho sempre vissuto in Toscana: prima in un paesino vicino a Siena, poi in un podere in aperta campagna.

Mi rendo conto che una parte importante della mia vita l’ho trascorsa a camminare in mezzo alla natura e spesso in solitudine, non per svolgere uno sport o all’interno di gruppi organizzati, ma come educazione che è diventata una sorta di formazione e un modo di vivere. Forse da questo muovermi nello spazio naturale nasce il mio amore per la parola[1] o, viceversa, fatto sta che della parola ho cercato di fare la mia occupazione principale e dopo studi letterari ho intrapreso un percorso di formazione per diventare docente di scrittura creativa. L’utilizzo della parola è per me, dunque, un lavoro, ma rimane soprattutto una ricerca conoscitiva: la divinità, come narrano molte tradizioni[2], non ha forse creato il mondo con l’ausilio della parola? E l’aspetto creatore della Trinità non si chiama Logos? Nella scrittura poetica lo sforzo che mi impongo è quello di far collimare la parola con la cosa e la sua idea, in quest’azione c’è un fine che si definisce con l’espressione: cercare la verità.

Risale al 2018 il mio incontro con l’artista Silvia Gasparrini[3] che mi propone di collaborare alla sua mostra: Il Volto delle Arti.

Si tratta dell’esposizione di sette icone raffiguranti le sette arti liberali. La sua proposta è di sviluppare e affermare una precisa idea di Arte e di Bellezza: recuperare l’idea, appartenente alla tradizione antica, della produzione artistica come cammino ascetico per realizzare la conoscenza di noi stessi, della Natura e del Creatore e di conseguenza considerare il concetto di Bellezza come Virtù: Virtù e conoscenza.

In altre parole mi invitava ad aderire a un manifesto artistico per il quale i contenuti, la forma e le tecniche di ogni tipo di arte devono mirare al comune obbiettivo di scoprire il perché della presenza dell’umanità sulla terra.

Dal confronto e il dibattito sul nostro concetto di fare arte è scaturita l’idea di far sposare l’immagine pittorica con la parola lirica: niente di più facile, in quanto la parola poetica per definizione è creatrice di immagini: retoriche, sonore, simboliche, metaforiche.

Inoltre con la nostra collaborazione alla mostra delle arti liberali volevamo testimoniare una rinascita artistica che avesse un’impronta femminile, per cui abbiamo coinvolto altre donne che nella vita portano avanti un discorso di didattica innovativa affinché, con le loro competenze, riuscissero a coinvolgere il pubblico in un’attività pratica attorno a questa nuova idea di arte: infatti c’è chi ha condotto laboratori astronomici, chi matematici e chi ha testimoniato dell’attività culturale di alcune figure femminili nella storia, come la scienziata Ipazia.

Il mio intervento è stato quello di riprodurre un laboratorio in cui far sperimentare le fasi della creatività poetica ai partecipanti. L’ambiente espositivo, un fondo medievale con archi e mattoni a vista, ci ha facilitato il processo di immedesimazione all’interno della Stanza tutta per sé cioè del laboratorio dello scrittore seguendo un percorso guidato, alla ricerca della verbalizzazione dell’esperienza sensoriale, allo studio del significato e del suono della parola, per approdare a una prima stesura di versi poetici. Ogni partecipante ha potuto scoprire così che l’esperimento della scrittura poetica è un percorso meditativo, scandito dalle fasi della visualizzazione, attenzione e concentrazione e che avendo come oggetto la rappresentazione pittorica alla fine ne ha potuto decifrare il valore simbolico in rapporto alla propria interiorità.

Questo format mi è stato richiesto anche da altri artisti che hanno a cuore l’educazione alla bellezza intesa come sviluppo delle virtù e che vedono nell’arte una porta per liberare e confortare l’umanità che aspira all’eternità.

 

[1] Il collegamento fra la scrittura, la parola e la scrittura si può rintracciare nello studio di G.R. Cairdona, Antropologia della scrittura e in Ong Oralità e scrittura

[2] La dottrina del Verbo Creatore la ritroviamo in India, in Persia, in Grecia, nei Libri Ermetici, nell’antico Egitto nella teologia di Menfi e nei testi delle Piramidi. Nella religione cristiana è testimoniata dall’incipit del Vangelo di Giovanni I, 13: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo nel principio era presso Dio. Per mezzo di Lui furono fatte le cose».

[3] Silvia Gasparrini lavora ormai da decenni a un progetto iconografico, cioè alla riproduzione secondo la tecnica originale (tratta dal testo di T. Palamidessi L’icona i colori e l’ascesi artistica e sempre dello stesso autore dalla Collana dei Quaderni di Archeosofia) delle icone, quelle, per intendersi, della chiesa ortodossa prodotte dai monaci del Monte Athos

Suggerimenti bibliografici: di Tommaso Palamidessi fra Quaderni della Collana Archeosofica: Poesia e metrica o arte del poetare per il lavoro ascetico, L’ascesi artistica, i colori e la pittura, il libro L’icona i colori e l’ascesi artistica; come sitografia www.associazionearcheosofica.com vi segnaliamo anche il canale you tube Parliamo di Archeosofia; di Pavel A. FlorenskiJ Le porte regali, ed. Adelphi e L’amicizia ed. Castelvecchi; di V. Solovev I fondamenti spirituali della vita.

Le immagini pubblicate sono: una foto delle crete senesi;  La grammatica icona di Silvia Gasparrini, Ingresso al Tempio dell’artista Luisa Del Campana.

Elisabetta Casagli

Elisabetta Casagli

Elisabetta Casagli, laureata in Lingua e cultura italiana promuove in particolare nell’ambito dell’Associazione Archeosofica, iniziative sulla “Poesia”: stage, corsi, conferenze e laboratori in sincretismo con le altre arti, fra i quali il primo è...

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