PianoMirroring è una novità assoluta nel campo delle discipline artistiche che si rivolgono alla scoperta di sé e alla crescita personale. Ideato da Alessandro Sironipianista, compositore e ricercatore in ambito sapienziale – PianoMirroring propone inizialmente la possibilità di mettere in musica l’animo umano.

Nell’era dell’esteriorità, nella quale imperano strumenti tecnologici che ci permettono di vedere la nostra immagine fisica, fotografandola o filmandola per poi rivederla “da fuori”, sembra un’utopia parlare di mezzi con i quali poter vedere quel mondo interiore che sentiamo reale dentro di noi, ma che non riusciamo a dimostrare. E in effetti la tecnologia è inerme davanti a questo problema, così come lo è la scienza, la quale può parlare solo di ciò che può misurare; e l’anima sfugge a questo computo (ma i confini dell’anima non li troverai…, recita la sapienza di Eraclito).

L’intuizione di Sironi è stata proprio quella di pensare la musica come uno strumento ideale, forse il solo, di contattare il materiale animico individuale e farlo rivivere nella forma del suono, restituendo alla persona l’immagine sonora di una sua dimensione interiore.

«La musica – dice Sironi – è il più importante e preciso sistema rappresentativo dei sentimenti umani, e i sentimenti – intesi come gli stati dell’essere – sono l’immagine dell’anima, ciò che afferma la sua condizione attuale.»

Riuscire a tradurre gli stati d’animo è sempre stato il grande dono della musica, ma fino ad oggi non conoscevamo la possibilità di farlo sulla persona singola e in diretta, per mezzo di una composizione che nasca nel momento presente, nel qui e ora della relazione.

Nella relazione, sì, perché tutto ciò avviene in uno scambio relazionale che Sironi ha chiamato mirroring, prendendo a prestito il termine dal mondo della Pnl, dove il rispecchiamento è il momento in cui il terapeuta, o chiunque voglia comunicare profondamente con l’altro, si mette sulla stessa lunghezza d’onda dell’interlocutore.

Seduto davanti a Sironi ti ritrovi così ad essere guardato negli occhi per tutta la durata dell’esperienza, mentre le mani dell’artista, come un sapiente sarto, costruiscono davanti a te una sorta di vestito, o meglio uno specchio sonoro nel quale puoi ritrovarti, rievocare ricordi, ascoltare parti di te, produrre immagini.

E ciò che vedi o senti è per forza vero poiché, come dice Sironi, la musica non dice niente di sé, ma permette a te di dirti tutto a proposito di te stesso.

E infatti non si tratta di creare una descrizione statica della persona, quanto offrirle una rappresentazione narrativa che l’artista definisce mito sonoro, ovvero una vicenda archetipica nella quale l’ascoltatore può ritrovare nessi analogici con la propria esperienza del mondo.

Come il mito, che narra vicende esistite in un “non tempo” e in un “non luogo”, anche il mirroring possiede questa caratteristica che per certi versi possiamo definire magica, ovvero che esce dall’ordinario per portarci su di un piano fatto non più di eventi, fatti e oggetti, ma di simboli e immagini.

Attraverso questo scambio può generarsi una catarsi, nella quale poter ritrovare e rivivere parti di sé, le quali, una volta ritrovate in una forma così effimera come quella del suono, possono essere riconosciute, integrate o magari lasciate andare.

Non c’è che il vedere, inteso come atto di conoscenza, che ci rende sempre più vicini a ciò che siamo veramente, dice Sironi. Il buio svanisce con la luce della consapevolezza, mentre la luce si alimenta di altra luce, espandendosi.

Ma la musica non ha solo il potere di rappresentare il patrimonio sentimentale dell’individuo, ma anche quello di modificare la percezione della realtà, diventando una sorta di bacchetta magica capace di plasmare l’esperienza a sua immagine e somiglianza. Durante le performances pubbliche, Sironi – che viene dal mondo della composizione per immagini e di colonne sonore per il cinema – lo spiega bene, portando gli spettatori a vedere con i loro occhi come la musica possa modificare radicalmente il senso della scena di un film. E qui c’è la seconda intuizione di Sironi il quale, interessato all’essere umano, ha applicato lo stesso principio alla vita individuale, la quale è anch’essa un film fatto di eventi, incontri e vicissitudini.

Da qui il passo è breve: la tua vita è come un film e quel film viene plasmato, influenzato dalla musica che porti dentro. Ma ora si parla per metafora e dall’arte musicale si passa alle discipline che da sempre si occupano di come interpretiamo la realtà.

Attraverso il mirroring è quindi possibile, per un gioco analogico che Sironi ha chiamato PsicoAnalogia Sonora, iniziare a vedere con quale musica guardi il mondo, ovvero con quale qualità sentimentale guardi la realtà. Ma questo è solo l’inizio.

Dentro di te, dice Sironi, esiste un’altra dimensione, e che la musica può attivare, una dimensione che ti farebbe percepire la realtà come una perfezione in atto, e che è possibile vivere sentimentalmente.

Se attualmente l’individuo non riesce a percepirla, quella dimensione, è per via di altre musiche che si frappongono tra la profondità della nostra essenza e la superficie nella quale ci indentifichiamo, e nella quale spesso ci perdiamo.

Afferma Sironi: Ogni volta che incontriamo qualcuno o qualcosa, la nostra musica interiore cambia. Vengono attivate in noi partiture diverse, spesso automatiche, poiché ogni elemento che contattiamo nella realtà esteriore parla per analogia di un elemento interiore. Abbiamo sempre a che fare con parti di noi, le quali posseggono una loro musica specifica. E quelle parti ora è possibile contattarle e farle parlare con la musica.

E questa è la terza intuizione di Sironi: la possibilità di usare la musica per ottenere risposte dalla psiche.

Se la musica è capace di far affiorare ricordi e produrre immagini casuali – dice l’artista – essa può farlo anche su temi specifici trasformando la casualità in sincronicità. E nella psiche sono contenute tutte le risposte alle questioni fondamentali che ci poniamo.

È così che ai seminari di PianoMirroring ci si ritrova a fare un gioco magico, sapiente, e che ci ricorda le pratiche arcaiche oracolari – dove a chi chiede verrà dato – ora riprese in chiave moderna. La musica si trasforma così in una musa capace di colpire simboli precisi del partecipante come farebbe un fascio luminoso in una stanza; simboli che sono obbligati a manifestarsi con immagini e frasi dal carattere irrazionale, ma piene di significati che possono rivelarsi incredibilmente attinenti alla propria vita concreta, e utilissimi per la comprensione dei propri processi interiori. E da oltre sei anni Sironi porta avanti questa ricerca, facendo seminari in tutta Italia e riscuotendo meraviglia ad ogni esperienza.

Tutto ciò forse è solo un gioco folle, forse una provocazione, oppure siamo davanti a una nuova prospettiva con la quale guardare la musica come qualcosa di molto diverso da come l’abbiamo fino ad ora intesa. E in questi territori irrazionali, dove solo l’irrazionale può giungere, forse bisogna essere un po’ folli per poter assaporare il gusto dell’anima.

Per maggiori informazioni sul PianoMirroring visitate la pagina Facebook o il sito www.pianomirroring.it

 

Gabriella Origano

Gabriella Origano

Direttore Editoriale di OlisticNews, giornalista iscritta all’elenco dei pubblicisti dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia; lavora per anni nel campo delle Digital Graphic Arts per importanti editori e aziende internazionali. Scopre la...

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