Parla molto chiaramente Simone Molteni, ingegnere e direttore scientifico di Lifegate, il network considerato il punto di riferimento sulla sostenibilità in Italia, che raduna una community di oltre 6 milioni di persone sensibili ai temi ecologici. E’ l’uomo del progetto Lifegate Energy e di Impatto Zero, che ad oggi ha catalogato l’impatto in CO2 di 400 milioni di prodotti che il mercato offre, compensandone l’emissione con la piantumazione di milioni di alberi in angoli di mondo desertificati, un esperto molto considerato nel suo campo al punto da essere chiamato da grandi aziende per aiutarle nella transizione verso una produzione più sostenibile e rispettosa.
Con Simone ci siamo interrogati su i possibili scenari ci aspettano in futuro; dal suo punto di vista privilegiato siamo – se pur molto ben intenzionati – molto lontano da ciò che bisognerebbe fare per salvare il Pianeta.
Dice “Ad oggi, il gap che c’è tra come dovremmo vivere e come invece viviamo è insormontabile, enorme: c’è una distanza tra quello che bisognerebbe fare e quello che stiamo facendo che è incolmabile. Non è nell’ordine del 20%, ma dell’80%! Prendiamo la moda: è evidente che la moda non può ritenersi sostenibile solo perché adotta il cotone organico. Il 60% della moda che compriamo entro 12 mesi viene buttata via: è evidente che non è una questione di materiali ma di come approcciamo l’acquisto. Se anche la moda producesse abiti con tessuti molto organici, buttandoli via così spesso come facciamo non riusciremmo comunque a fare neanche il 40% di ciò che andrebbe fatto. In mancanza di azioni incisive della politica, (perchè viviamo in maniera insostenibile ma la politica non dà risposte di buonsenso) un vero cambiamento dovrebbe partire da una presa di coscienza delle persone. C’è comunque una piccola buona notizia: tutti gli indicatori mostrano che la consapevolezza delle persone è esplosa negli ultimi 10 anni ed è in crescita esponenziale, la sostenibilità non è più in una nicchia e in Italia, rispetto all’Europa, ha una crescita maggiore”
A LifeGate si studia come aiutare i consumatori ad orientarsi nel mondo degli acquisti, rendendoli consumatori educati e consapevoli insieme e facendo sì che vengano premiate le aziende virtuose. “Questa sarebbe la via più veloce che possiamo immaginare per operare la transizione” continua Simone “per cambiare i prodotti e i servizi, per passare da società dei consumi a società sostenibile: ma questo grande passo richiede una nuova tecnologia (ad es. le auto elettriche che, se non rifornite di energia elettrica sostenibile, inquinano anche di più; o gli imballaggi, che noi possiamo anche differenziare nel buttarli via ma se le aziende non passeranno a imballaggi ecologici saremo comunque sommersi dalla plastica, eterna per definizione) e una nuova educazione della società. Il vero passo verso il cambiamento, però, possono farlo la politica, cambiando le regole e trovando nuove soluzioni, e i brand, cambiando il modo di produrre.”
Racconta Simone di come a LifeGate si cerca di lavorare sui brand e qui c’è una cosa interessante: oggi c’è sempre di più, da parte del consumatore, la necessità di avere delle soluzioni da parte delle aziende.
“Le aziende si sono accorte che questi temi sono diventati mainstream e le prime che affronteranno questi argomenti in maniera seria e decisa avranno, e stanno avendo, un riscontro positivo da parte dei consumatori. E questo genera due reazioni: la prima è che vengono presi a modello da altri competitor, che vedono una via anche per guadagnare di più. La seconda è che, quasi involontariamente, educano il consumatore alla sostenibilità. Oggi è impossibile fare acquisti senza consumare plastica, con tutta la buona volontà è impossibile. Quando ci sarà qualcuno che farà vedere che si può fare un vero lavoro per eliminare la plastica, creerà il New Normal. Farà vedere che si può fare, farà vedere una nuova via e questa sarà la nuova normalità. E i consumatori premieranno questo mercato. La condizione essenziale è però che si diffonda una consapevolezza di base nella società.”
Oggi c’è come una “onda” che arriva a parlare di sostenibilità. A noi fa piacere perché se non se ne parla la gente non capisce e non sa. Non sa che tra tutte le sfide che abbiamo davanti, la più importante è però il passaggio dalle energie fossili alle rinnovabili. Perché abbiamo una quantità enorme di problemi usando elettricità prodotta da petrolio, problemi comuni a tutto il pianeta. La seconda cosa importante è consapevolezza diffusa: bisogna informare e informarsi, per fare tutti un passo verso la sostenibilità.
Giulia Borioli
Presidente YogaFestival