Il gender gap è un’ingiustizia ancora radicata nel nostro tessuto sociale che richiede l’impegno di tutti: uomini e donne. Soprattutto quelli appartenenti alle nuove generazioni. Solo così il mondo sarà veramente equo e armonioso

8 giugno 2020  di Elena Carrera

Questo articolo parte da una provocazione. Leggendo il mio pezzo Giornata Mondiale della Biodiversità: Prendersi cura del pianeta è prendersi cura di se stessi, pubblicato su Olisticnews lo scorso 22 maggio, una cara amica mi ha fatto notare che, dalla prospettiva sempre a me tanto cara dell’olismo, viene data molta attenzione alla lotta alla fame o alla tutela dell’ambiente, dignitose e sacrosante battaglie da non sottovalutare certamente, ma poco o nulla a un altro grave, e purtroppo ancora attualissimo, problema da risolvere: il “gender gap”. Definizione che riguarda il divario esistente tra uomini e donne nella vita quotidiana, analizzandone 4 indicatori principali: salute, educazione, economia e politica.

L’amica in questione mi conosce dai tempi del liceo e sa bene che ho sempre creduto e testimoniato che noi siamo Uno con il Tutto e l’equilibrio avviene solo quando tutte, e quindi nemmeno una esclusa delle parti che lo compongono, sono tra loro in armonia. Ancora oggi, il divario di genere, e le numerose implicazioni che determina a cascata, è così grande e permea ancora così fortemente il nostro tessuto sociale, che dovrebbe suscitare grande sdegno da parte di tutti, invece sembra quasi ignorato. A partire da me, che tra l’altro, sono direttamente coinvolta. Lo diamo tutti per scontato ed ovvio, ma invece non lo dovrebbe essere affatto.
Una delle numerose lezioni positive, che il lockdown da Covid-19 ci ha lasciato, è sicuramente la consapevolezza che alcune donne in carriera sono quello che sono, proprio perché non sanno nemmeno in quale sgabuzzino di casa si trovano scope, palette, spazzoloni e stracci. Alcune top manager, scienziate, docenti universitarie o campionesse olimpiche – intervistate in questi ultimi tre mesi da diverse testate e social new media, mentre erano chiuse in casa, senza l’aiuto di collaboratori vari – lo hanno confermato. Nelle loro interviste hanno ammesso che devono buona parte del loro successo e della loro totale realizzazione, soprattutto, se non in alcuni casi totalmente, grazie all’aiuto di baby sitter per i figli, colf per la gestione della casa e badanti per l’assistenza di genitori anziani. Raccontano, senza particolare giri di parole, che hanno fatto carriera perché hanno chiesto chiaro e tondo ai loro capi/primari/dean/sponsor stipendi esattamente uguali a quelli dei loro colleghi in modo da garantire la loro presenza in studio, in ospedale, in università o sui campi sportivi come i loro colleghi delegando il ruolo di educatori, colf e badanti a loro fidati assistenti domestici. Solo così erano sicure di portare ottimi risultati, così come stavano facendo i loro colleghi, sui quali, appunto, non gravava minimamente il ménage figli/commissioni/visite mediche/spesa/pulizie/assistenza genitori anziani H24 e D365. Tra queste donne c’era anche Michelle: avvocata e bellissima afroamericana che di cognome acquisito faceva e fa Obama.
Secondo il Gender Gap Report 2019, realizzato dall’Osservatorio JobPricing con Spring Professional, a parità di lavoro con un collega uomo, in Italia è come se una donna cominciasse a guadagnare dalla seconda metà di febbraio: dal 2016 al 2018 la differenza retributiva è sì diminuita del 2,7%, ma resta comunque ampio il gap, che è di 2.700 euro lordi, pari al 10% in più a favore degli uomini. La spiegazione che danno del fenomeno gli esperti delle retribuzioni è semplice: l’accesso delle donne alle posizioni apicali resta ancora molto basso, anche se con lievi miglioramenti rispetto al passato. Una triste percentuale, tra l’altro, confermata anche dal World Economic Forum secondo cui la partecipazione politica delle donne in Italia è ancora a livelli del tutto insufficienti. Ma nessuno, o comunque ancora pochi, si sono posti la domanda del perché questa percentuale sia ancora così bassa.

La mia amica aveva, e ha, assolutamente ragione: fin quando non avremo risolto, insieme alla fine della fame nel mondo e al surriscaldamento globale, anche la disparità salariale tra uomini e donne, non potremo avere un mondo veramente equo, armonico, equilibrato e quindi anche olistico. Come dice spesso un mio caro professore: facendo tesoro della storia si può dire che da crisi profonde, quale è stata indubbiamente quella causata da Covid 19, persone, istituzioni pubbliche e private, paesi e ordine globale non escono mai uguali, ma migliori o peggiori. Poiché nessuno ha il potere di cambiare, da solo, il mondo, ma tutti abbiamo il potere/dovere di cambiare quella piccola, piccolissima o infinitesimale parte del mondo su cui abbiamo influenza, ognuno di noi ha la responsabilità di operare affinché prevalga, di gran lunga, la prima alternativa.

Elena Carrera

Elena Carrera

Elena Carrera, pranic healer da 22 anni con Institute for Inner Studies Choa Kok Sui, opera nel mondo delle energie olistiche come shiatsuca e blogger. Dopo tre anni di studio e pratica ha conseguito l'attestato di qualificazione professionale di...

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