La più importante conseguenza del moto di rivoluzione terreste è, alle nostre latitudini, l’alternarsi delle stagioni. Quattro giorni all’anno la Terra assume rispetto al Sole posizioni particolari che determinano l’inizio di una nuova stagione; nel nostro emisfero, quello boreale, l’inverno è intorno al 21 dicembre, questo giorno viene chiamato Solstizio d’inverno.
I raggi solari sono perpendicolari al Tropico del Capricorno e illuminano tutta la zona compresa nel Circolo polare antartico. Nel nostro emisfero la notte sarà la più lunga dell’anno ma anche quella con meno luce, mentre sulla calotta polare artica si hanno 24 ore di buio.
Il circolo d’illuminazione continua a spostarsi e il giorno continua ad accorciarsi.
Avviene il passaggio dall’autunno all’inverno ovvero il momento dell’anno in cui il sole raggiunge il punto più basso del percorso sotto l’equatore celeste, segnando così l’inizio della stagione invernale astronomica nell’emisfero boreale.
Fortunatamente subito dopo il solstizio d’inverno le giornate iniziano ad allungarsi fino ad arrivare ad oltre 15 ore di luce intorno al 21 giugno.
Nel Solstizio invernale il sole brilla per solo 8 ore e 55 minuti, è certamente la stagione più fredda dell’anno. Sono molteplici le curiosità legate a questo giorno, una di queste la data che non cade sempre nello stesso giorno, per colpa della differenza tra il calendario ufficiale occidentale gregoriano formato da 365 giorni e quello siderale, pari a 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi.
Possiamo dire quindi che il Solstizio d’inverno corrisponde a un fenomeno astronomico ben preciso che prescinde dai nostri calendari e si aggira intorno al 21/22 dicembre, nel 2015 ad esempio è stato il 22. Ecco perché avviene la periodica intercalazione che ci porta ad aggiungere un giorno a febbraio ogni quattro anni, facendo così cambiare la data ad equinozi e solstizi.
I popoli antichi si sentivano strettamente legati al “ciclo della natura” dalla quale dipendeva la loro sopravvivenza, per loro il solstizio invernale era un importante momento da celebrare.
Gli antichi Romani festeggiavano durante la notte più lunga dell’anno la festa Dies Natalis Solis Invicti, il giorno del Natale del Sole Invitto, quando il sole torna ad illuminare le giornate e a scaldare la terra, per segnare l’inizio di un nuovo periodo stagionale.
Nell’Antica Roma invece si celebrava la festa Pagana i Saturnali, in onore di Saturno dio dell’agricultura. Durante questa festa i ruoli tra schiavi e padroni venivano invertiti. Lo schiavo prendeva il posto del proprio padrone e si festeggiava con maschere e travestimenti.
Da qui si da origine al Capodanno, la festa dei giorni nostri.
Stonehenge è uno dei siti archeologici più famosi nel mondo e da il benvenuto alla stagione fredda perchè prende come modello di riferimento l’allineamento delle stelle durante il Solstizio d’inverno.
I giganteschi monoliti sono stati studiati e disposti per offrire una fantastica visuale sul tramonto proprio durante questa giornata così ricca di significati per gli antichi.
Ancora oggi si coglie l’occasione per riunirsi e festeggiare con riti e pratiche come la danza dei 5 ritmi, il suono dei tamburi sciamanici o la meditazione di guarigione per armonizzare e sperimentare percezioni ancestrali e memorie vissute.
Concludiamo con la pianta sacra dedicata a questo giorno, il vischio, considerato dai Celti il simbolo del divino. La leggenda narrava che laddove c’era un fulmine cresceva il vischio, per permette a colui che lo raccoglieva di collegarsi direttamente al cielo.
I Druidi invece la consideravano una pianta sacra in grado di guarire ogni malattia e tenere lontano le disgrazie.
Nasce da allora la credenza che appendere il vischio alla porta di casa sia auspicio di prosperità, pace e tanto amore! La leggenda del vischio è un’antica storia d’amore celtica, baciarsi sotto un ramoscello a capodanno porta tanta fortuna… e allora lasciamoci trasportare sotto una ghirlanda di vischio da una lunga e magica notte d’inverno!