Come trovare una nuova percezione per captare l’invisibile

E’ l’ora del tramonto dopo una caldissima giornata estiva. Il cielo si colora di sfumature rosa, indaco e violetto. Osservando queste gradazioni che si miscelano lentamente tra loro “sento” un profumo di gelsomino. Impossibile mi dico, eppure mi sta succedendo, proprio qui ed ora.

Conosciuta inizialmente solo come patologia psicologica provocata da malattie che colpiscono la corteccia cerebrale da curare e contrastare, finalmente la Sinestesia è considerata anche un fenomeno sensoriale e/o percettivo, che si sviluppa in una “contaminazione” dei 5 sensi nella percezione da parte dell’essere umano.

Da un punto di vista neurologico la sinestesia si realizza, come è successo a me, quando sentiamo un profumo solo guardando il cielo oppure quando con una carezza ci sembra di sorseggiare un bicchiere di latte dolce e caldo; quando cioè un senso viene percepito con un organo diverso dal suo primario. Fino ad ora ogni senso procedeva unicamente nel suo percorso producendo un risultato unico. Ora invece la sinestesia, applicata in ambito terapeutio olistico, si trasforma in una sensazione di organicità e universalità che può aiutarci quando vogliamo iniziare a sperimentare un nuovo precorso evolutivo di crescita e di consapevolezza nel quale il concetto di “contaminazione” è un plus e non una confusione dannosa dei 5 sensi.

Mi spiego meglio. Allenandoci quotidianamente a fidarci delle nostre sensazioni e percezioni, potremo stupirci quando improvvisamente – e solitamente quando meno ci pensiamo – intercetteremo i colori dell’aura della persona che avremo di fronte. Forse non la vedremo con gli occhi, ma grazie al portale ipofisi/epifisi, il cosiddetto terzo occhio, è come se si venisse a creare una fessura dalla quale si sprigiona una miriadi di raggi colorati che intercettiamo e quindi vediamo.

A volte anche noi operatori olistici di lunga data ce ne dimentichiamo, così presi dalle nostre specifiche tecniche e discipline. Ma è proprio da quel portentoso punto che tutti noi riceviamo la nostra energia; privarci di questa consapevolezza nonché opportunità sarebbe un grave spreco.

Molti chiedono come allenare questo “sesto senso”. Esperienze di tipo sinestetico possono essere indotte in maniera bioenergetica, con diverse tecniche. Prima fra tutti, sicuramente la meditazione yogica, e poi ancora con l’ascolto di musica a 432 herz, il suono dell’universo, il viaggio sciamanico con i tamburi, la connessione di chanelling, i bagni di gong, aromaterapia, cristalloterapia, cromoterapia e tanto, tanto altro ancora. Se siete lettori di Olisticnews sapete bene a cosa mi riferisco.

La scelta della tecnica più vicina alle nostre attitudini è individuale e l’importante è allenarsi a sviluppare questa “contaminazione sinestetica” in modo da amplficare qualsiasi trattamento energetico offerto o ricevuto.

Ma non è tutto. Per il futuro la ricerca percettologica in ambito psicofisico, branca della psicologia che studia le relazioni tra stimoli fisici (siano essi luminosi, tattili, acustici, ecc.) e la risposta (cioè come noi ne percepiamo l’intensità) sta esplorando altri sentieri finora non battuti.

E chissà che un giorno visualizzare i magnifici colori delle aure che circondano i nostri corpi fisici, dopo aver ammirato uno splendido tramonto, non sarà più considerata mera azione di stregoneria.

 

Elena Carrera

Elena Carrera

Elena Carrera, pranic healer da 22 anni con Institute for Inner Studies Choa Kok Sui, opera nel mondo delle energie olistiche come shiatsuca e blogger. Dopo tre anni di studio e pratica ha conseguito l'attestato di qualificazione professionale di...

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