Venti strani soffiano in Europa sulla medicina omeopatica. Ce ne sono di leggiadri e forieri di nuove opportunità, altri sferzanti e opprimenti, che non promettono nulla di buono. Insomma, la situazione è a macchia di leopardo e muta a seconda di dove si risiede. Vediamo nel dettaglio le realtà di due Paesi a noi vicini – Francia e Svizzera – per capire meglio come i rimedi “inventati” da Samuel Hahnemann siano considerati una risorsa in più per il benessere delle persone oppure un nemico da combattere strenuamente. E poi parliamo della situazione italiana.

La stretta francese…
Giro di vite per i “cugini” che amano l’omeopatia. Nel giro di due anni il governo di Emmanuel Macron, dietro precisa richiesta del ministro della Salute Agnès Buzyn, non rimborserà un euro ai francesi che acquisteranno rimedi omeopatici. A sostenere questa decisione drastica, i risultati di una valutazione dell’efficacia clinica dei suddetti prodotti. Una valutazione che, seconda la dottoressa Antonella Ronchi, presidente della Fiamo, non regge e presta il fianco a più di una critica. “La valutazione ha preso in esame 37 studi che riguardano 12 patologie: davvero pochi per emettere un verdetto inoppugnabile”, ha commenta Ronchi. “A fronte di raccolte di pubblicazioni omeopatiche che arrivano a comprendere fino a 6000 voci, quale affidamento può avere una valutazione così parziale?”

… e la lungimiranza svizzera
Nel Paese dei cantoni, invece, la pensano diversamente: per cinque tipologie di terapie complementari, tra cui l’omeopatia, i costi verranno interamente coperti dal sistema sanitario elvetico, a patto che ci si rivolga a un medico accreditato. Questa disposizione non fa altro che rispettare la volontà popolare, espressasi in un referendum. Il rimborso verrà elargito a una sola condizione, basata sulla fiducia: le prestazioni dovranno soddisfare i criteri d’efficacia, adeguatezza ed economicità.

E da noi che cosa succede?
La realtà nazionale si destreggia su due fronti contrapposti. Da una parte, ci sono numeri importanti – otto milioni di italiani utilizzano i rimedi omeopatici in affiancamento alle terapie “classiche” – ed esperienze significative, come per esempio quella toscana, Regione nella quale alcuni percorsi terapeutici prevedono il supporto della medicina omeopatica. Dall’altra, una campagna mediatica inarrestabile, sostenuta e alimentata dalla Scienza ufficiale, prosegue imperterrita nell’opera di delegittimazione dell’omeopatia, considerata alla stregua di un trattamento inefficace e basato su prove scientifiche inaffidabili. Questo nonostante l’omeopatia sia riconosciuta come atto medico dalla FNOMCeO dal 2002, insieme alla medicina antroposofica e all’omotossicologia.

Tutt’altro che acqua fresca
“Chi a continua ad affermare che nel medicinale omeopatico non ci sia dentro nulla, non conosce le evidenze scientifiche attuali”, sostiene con convinzione la dottoressa Ronchi. “La dimostrazione di nanoparticelle della sostanza di partenza nel medicinale omeopatico apre nuovi scenari sul meccanismo d’azione alla base dell’Omeopatia e la posiziona nel grande campo della nanomedicina, con azione a livello dei geni”.
Se ne parlerà diffusamente durante il settantaquattresimo congresso mondiale della LMHI (Liga Medeicorum Homeopathica Internationalis), che si terrà a Sorrento dal 25 al 28 settembre.

Clicca qui per maggiori info: www.lmhi2019.org/it

Daniele Magni

Giornalista professionista milanese, già direttore de L’altra medicina magazine

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