Il Tibet prima dell’occupazione cinese avvenuta nel 1959, era un paese sospeso nel tempo, rimasto all’età medievale, tale era l’arretratezza degli usi e dei costumi della popolazione. Qui l’attenzione al progresso materiale è stata sacrificata in nome di un’evoluzione spirituale e psichica, per riportare la mente alle origini della coscienza, in uno stato incontaminato e inattaccabile dalla sofferenza e dalle vicende sfortunate.

Anche la medicina fa parte degli insegnamenti filosofico-religiosi contenuti in libri chiamati Tantra, ed è stata tramandata da maestro a discepolo per migliaia d’anni come una disciplina spirituale.

Si presenta come una vera e propria arte della guarigione, un insieme di conoscenze e pratiche per curare malattie e incidenti, strumenti per facilitarsi la vita, contenere lo stress, evitare di invecchiare anzitempo, gioire delle relazioni e degli affetti, delle avventure e dei viaggi che la Vita ci propone. Trasformarci continuamente nella direzione della felicità, nella persona che vogliamo essere, raggiungere la manifestazione completa dei propri talenti, la realizzazione di quel destino. Approdare alla sensazione/coscienza del campo unificato della quantistica.

In questa tradizione sono poi delineate due figure differenti, due itinerari di studio che ci consegnano due diverse professionalità: il medico e il guaritore. Mentre il primo si applica per lunghi anni nello studio e nella pratica medica, complessa e puntigliosa, della farmacologia e dell’astrologia, l’altro trasforma sé stesso e la sua energia fino a raggiungere livelli di empatia che superano i limiti comuni, e agisce attraverso simboli, mantra, mandala, entrando in contatto animino con gli esseri della natura, dei luoghi, delle persone, ripercorrendo i tratti dello shamano.

La storia del Tibet, é una storia terribile di lotte e violenze, di delitti e persecuzioni, non differente dalla storia europea. La mano forte dell’occupazione cinese del 1959 altro non é che il triste epilogo degli orrori precedenti, inenarrabili. Non scriverò di questa storia, ma delle leggende, quelle raccontate dai vecchi Lama in esilio, dai libri che saranno presto dimenticati.

Da molti anni partecipo all’Università Popolare Maitri, che ha sede sull’Alpe della Luna ma é presente in diverse città, che ha come mission di tradurre non letteralmente, ma in senso reale, la ricchezza di questo universo culturale in forma laica e fruibile per chiunque. E’ dedicata a Maitri, la consorte di Maitreya, il buddha del futuro.

Narra la leggenda, che quando l’ingiustizia e la decadenza del mondo arriverà al limite massimo, quando anche il pianeta sarà sofferente e devastato dalla bruttura, allora Maitreya cavalcando il cavallo banco del vento, a capo del suo esercito di buddha e bodhisattwa, arriverà sulle nubi per combattere la battaglia dell’armageddon narrata nell’apocalisse, la battaglia finale. Mentre questi avanzeranno con la potenza della luce che annienta ogni ostacolo, nelle retrovie procederà Maitri, a piedi leggeri, insieme alle sue guerriere compassionevoli, e raccoglierà ogni ferito, ogni spaventato, di entrambi gli eserciti senza eccezione. A questa figura di amore che non fa differenze, non distingue e non giudica, ma risponde alla sofferenza con animo appassionato, insieme forte e gentile, ritengo che potremmo ispirarci nel periodo storico che stiamo attraversando e che necessita di una revisione di modi e valori, in vista di una inevitabile trasformazione. Nella completa babele emozionale e comunicativa, in cui le lingue ed i linguaggi sono tanti e diversi eppur compresenti ed interagenti, Maitri ci indica una via percorribile. La tradizione tibetana ha ancora risorse da distribuire ai ricercatori, pur non avendo più un luogo fisico di appartenenza, ora può essere per tutti ovunque, e ciascuno può ricevere ciò che più si accorda con il proprio sentire.

Un grande tesoro di saggezza, ad esempio, sono i mantra, formule che vengono ripetute con grande concentrazione finché la mente non si incanta nel suono, dimenticando per un qualche attimo sospeso, di tormentarci con pensieri e preoccupazioni. Nella ripetizione prolungata, la voce si trasforma in suono puro, vibrazione sconnessa dal reale significato delle parole, fino a pacificare l’animo e ricondurlo alla percezione profonda di sé e della connessione profonda con tutto il resto.
I mantra tramandati sono tanti e presentano caratteristiche e funzioni diverse.

Il mantra di Maitri, viene recitato per risolvere problemi, quando siamo spaventati, quando non riusciamo ad essere positivi come vorremmo, quando ci sentiamo sballottati dal vento delle emozioni contrastanti, le occasioni della vita appaiono irritanti e provocatorie, interiormente ci sentiamo dubbiosi anche del nostro valore, perché quello che critichiamo fuori, lo troviamo anche dentro di noi.

Infine recitiamo il mantra di Maitri per invitare l’amore nella nostra vita, per ritrovare quella gentilezza che sappiamo manifestare quando il cuore é sereno. Tutto inizia quando cessiamo di giudicarci duramente, di sentirci colpevoli, e semplicemente cominciamo ad essere gentili verso noi stessi, ad accogliere benevolmente emozioni e sentimenti che impariamo a lasciar fluttuare senza essere trattenuti i con ansia.

Allora sarà più facile estendere questo sentire fino a rivolgerlo a tutti gli esseri senzienti.

Chi sta cercando un’esperienza arricchente che aggiunge molto alla qualità della propria vita, potrebbe voler considerare il mantra di Maitri la prossima volta che intende esplorare la meditazione.

Il significato del mantra di Maitri é questo:

“Gentilezza amorevole, grande gentilezza amorevole, ispirami gentilezza amorevole, amen”.
OM MAITRI MAHA MAITRI MAITRIYE SVAHA

Vittoria Molinari Fornari

Redazione

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