Tu non mi capisci. Quante volte lo abbiamo detto o ce lo siamo sentiti dire. Senza accorgercene, in una conversazione subiamo spesso interferenze causate da alcuni aspetti della nostra esistenza che ci impediscono di comunicare correttamente un pensiero, solo sbagliando il tono e il registro del messaggio.
Non è necessario scomodare l’interpretazione del sociologo Herbert Marshall McLuhan secondo il quale “il medium è il messaggio” per riconoscere gli effetti prodotti dalla comunicazione sia sui singoli, sia sulla società nel suo complesso. Va da sé quindi che imparare a comunicare correttamente diventa una priorità collettiva e non solo per gli addetti ai lavori.
Imparando a comunicare, di conseguenza, potremmo anche vivere meglio. Il trucco sta nell’individuare gli atteggiamenti o i blocchi emotivi che interferiscono e che potrebbero essere legati a una o più ferite emotive.
Nella bioenergetica si individuano 5 ferite fondamentali scaturite da:
- rifiuto
- abbandono
- umiliazione
- tradimento
- ingiustizia
Le 5 ferite sono presenti in noi e contribuiscono a determinare il nostro modo di affrontare la vita. Ognuna delle ferite presenta caratteristiche che comprendono non solo i nostri limiti, paure, blocchi, ma anche una serie di risorse che corrispondono alle nostre potenzialità e che ci potrebbero dare informazioni importanti su come migliorarci.
Tutto dipende da noi, cioè da come ci rapportiamo con esse. Quando le caratteristiche delle 5 ferite (che mediamente si sviluppano dalla fecondazione ai primi 6 anni di vita) vengono vissute come uno stress, pensiamo di dovercene liberare. Invece, i tratti distintivi delle ferite emotive potrebbero diventare anche una fonte di risorse positive. Come spiega lo schema seguente:
Schema della trasformazione da ferita a opportunita’
- Ferita del rifiuto – viola il diritto di esistere – adottiamo maschera del fuggitivo – per non sentire sensazione di panico – soluzione: avere un posto nel mondo
- Ferita dell’abbandono – viola il diritto di essere accolti – adottiamo maschera del dipendente – per non sentire paura della solitudine – soluzione: non richiedere troppe attenzioni ed abbassare le aspettative
- Ferita dell’umiliazione – viola il diritto di essere autonomi – adottiamo maschera del masochista – per non sentire la paura di gestire la propria liberta’ – soluzione: ascoltare ed esuadire le proprie esigenze e priorita’ senza più sentirsi in colpa
- Ferita del tradimento – viola il diritto di imporsi – adottiamo la maschera del controllore – per non sentire la paura che ci procura il disobbedire alle regole e al buoncostume sociale – soluzione: mollare la presa con fiducia
- Ferita dell’ingiustizia – viola il diritto di amare sessualmente e quindi di generare il nuovo – adottiamo la maschera del rigido – per non senitre la paura della freddezza – soluzione: permettersi di fare errori e dare una seconda possibilita’
Conoscendo le 5 ferite emotive possiamo imparare a deprogrammare i “grilletti” che ci spaventano, adottando nuove modalità comportamentali tra le quali, ad esempio: capire che la nostra percezione non sempre coincide esattamente con la realtà dell’episodio scatenante oppure acquisire consapevolezza di che ferita abbiamo ricevuto, allontanarcene e dando tempo al nostro osservatore interno di capire come reagire in maniera distaccata e non più impulsiva. Ma soprattutto, la deprogrammazione avverrà se entriamo nella lunghezza d’onda dell’amore e del perdono per trasformare la ferita ricevuta in nuova forza e qualità personale. Solo così facendo guariremo definitivamente.
Elena Carrera