L’esperienza personale della psicoterapeuta Marisa Nigri
Nel passato la scrittura aveva una funzione soprattutto comunicativa: rappresentava la più diffusa modalità per mantenere i rapporti sociali, affettivi e persino culturali, in un mondo in cui le distanze erano enormi e la lontananza non poteva essere lenita da telefoni, pc e altri supporti che ora utilizziamo e viviamo come indispensabili. Oggi gli epistolari sono fonti insostituibili per la ricerca storica, non solo per ricostruire nel dettaglio eventi del passato, ma anche come mezzo di espressione privilegiato per comprendere motivazioni e stati psicologici.
– “La comunicazione avviene attraverso l’espressione del sé” ci spiega la Dott.ssa Marisa Nigri “perciò anche il materiale comunicativo contiene i germi di quella che è la scrittura creativa: che si avvale, in termini psicologici, di proiezioni catartiche e rende oggettivo e tangibile ciò che prima era solo pensato, aiutando a cercare e spesso a trovare il personale benessere. Adempie, cioè a una funzione genericamente terapeutica e, comunque, di crescita personale.
Non a caso l’adolescente, che è per definizione alla ricerca della propria identità, cerca supporti di tipo espressivo, il diario un tempo, i social oggi: più profondo e meditato il primo (anche quando scritto di getto), più evanescenti e precari i secondi.” –
Quindi la scrittura può venire usata in terapia? – “Certamente, soprattutto se ci si muove nell’ambito di un modello integrato, per dare, senza la paura del giudizio, oggettività a emozioni che sfuggono, ribadendo e rafforzando ciò che avviene nel rapporto terapeutico.
Ma è utile nella crescita di chiunque, anche al di fuori di un contesto terapeutico, perché consente, a prescindere da ambizioni letterarie, di specchiarsi in uno scritto, in una lettera che non verrà mai spedita, di ristrutturare e ridefinire un’esperienza emotiva o affettiva, di esprimere cose di cui si è appena consapevoli e che, spesso, non si accettano. Consapevolezza e catarsi vanno di pari passo nel restituire uno stato d’animo più sereno: la rabbia si smorza, il dolore diventa più dolce e sopportabile, ciò che non era chiaro diventa all’improvviso evidente. L’esercizio è utile soprattutto nei momenti di confusione o nei periodi duri, per esempio nell’elaborazione di un lutto: aver parlato ancora una volta a una persona cara che non c’è più, permette di vedere la relazione al di fuori del tempo, dando coerenza all’ineliminabile conflittualità e permettendo di accettare la contraddizione limitante degli schemi usati nel quotidiano. Insomma, permette una rielaborazione emotiva profonda e l’accettazione dentro di sé di parti proiettate nell’altro.
Oggigiorno sono molto diffuse e di moda le scuole di scrittura creativa. “Aldilà della moda, dettata anche spesso da sogni ambiziosi, il rafforzamento e la migliore definizione della propria identità, che caratterizza tutto il percorso di vita, si avvantaggia moltissimo dalla ricostruzione di vissuti personali e familiari, alla ricerca di tutti i personaggi, conosciuti personalmente o attraverso racconti, che, in qualche modo hanno contribuito a dare consistenza alle proprie radici.” –
La scrittura, dichiaratamente autobiografica o meno, è particolarmente utile e praticata nella terza età?
– “Al maggiore tempo libero legato al pensionamento, si affianca la necessità di consuntivi, la rielaborazione unitaria e coordinata delle apparenti contraddizioni, la ricerca di senso della propria esistenza. Accade anche che, dopo aver scritto varie cose in maniera occasionale e frammentaria, si senta all’improvviso il bisogno di rivedere e rielaborare diversamente le testimonianze dei nostri vissuti, creando nuovi collegamenti, assemblando in nuove sintesi cose che sembravano non avere tra di loro alcun legame. È il momento in cui qualcuno, a prescindere da eventuali ambizioni letterarie, prova, ad esempio, il desiderio di pubblicare, di rendere, cioè, ancora più oggettivi, quasi a volerli archiviare in una forma finalmente definitiva, i propri scritti.
Nonostante l’apparenza, la distinzione tra scritti autobiografici e di fantasia è molto meno netta di quanto si possa credere. Nessuno è in grado di raccontare una realtà veramente oggettiva e anche quando si pensa di narrare dei fatti, in realtà si raccontano i propri vissuti rispetto agli accadimenti. Alla stessa maniera negli scritti di fantasia, apparentemente assolutamente creativi, niente è completamente inventato, ma, attraverso proiezioni idealizzanti o di parti di sé rifiutate, possiamo dar vita a personaggi assolutamente positivi o completamente negativi che, tutti, ci appartengono e appartengono ai nostri vissuti reali. Si possono mescolare caratteristiche di più persone effettivamente conosciute, eventi reali lontani tra di loro, ambienti diversi. Si può, ugualmente, dare un’altra possibilità evolutiva a se stessi o a una persona cara di cui abbiamo intravisto le potenzialità non realizzate, attribuendogli esperienze che avremmo voluto per noi o proiettando su di lei nostri positivi traguardi. Insomma, nell’autobiografia ci sentiamo soggettivamente più condizionati, nella scrittura creativa possiamo forgiare la realtà secondo i nostri bisogni, ma, in definitiva, continuiamo a parlare di noi stessi: non a caso Flaubert disse Madame Bovary c’est moi” –
Gabriella Origano
Chi è la Dott.ssa Marisa Nigri
Nata a Napoli, dove tuttora risiede. Laureata in filosofia, insieme all’insegnamento, ha coltivato il suo interesse per la psicologia, frequentando vari corsi e una scuola riconosciuta di formazione alla psicoterapia. Divenuta psicologa e psicoterapeuta iscritta all’albo della regione Campania, lasciato l’insegnamento, ha intensificato questa attività nell’ambito corporeo-funzionale, come trainer individuale, di gruppo, come ricercatrice e come docente. Negli ultimi anni si sta dedicando alla rielaborazione e alla pubblicazione di vecchi scritti di carattere letterario che, tuttavia, mantengono l’impronta psicologica e possono essere considerati come divulgativi rispetto all’ambito che ha costituito il fulcro del suo interesse. Al momento, sono stati dati alle stampe “Tra psicoterapia e vita” (raccolta di racconti tenuti insieme dall’autobiografia e dal filo rosso della psicoterapia) e “Suggestioni di un intimo sound”, in cui i riferimenti al mondo delle discipline olistiche è un elemento fondamentale.
E’ possibile contattare la Dott.ssa Nigri scrivendo a: redazione@olisticnews.it
Pubblicazioni
Autunno dai mille colori: Ritrovarsi per ripartire
Una donna non più giovanissima, sposatasi precocemente con un ingombrante marito, rimane sola e in crisi. Attraverso un giro di traslochi a catena che ridisegnano la mappa abitativa dell’intera famiglia e il tentativo maldestro di ricostruirsi una vita sentimentale, recupera e rielabora le memorie apparentemente contraddittorie, ricostruendo il senso della propria identità autonoma e della personale storia.
Tra psicoterapia e vita di Marisa Nigri
Un vissuto osservato dall’interno, essendo lei stessa psicoterapeuta, posizione privilegiata per analizzare se stessa e il suo passato. Della difficile infanzia, racconta i propri disagi, ma anche quelli dei suoi genitori e degli altri familiari, visti con l’occhio più comprensivo di chi ora sa guardare più a fondo. Un matrimonio affettivamente intenso ma faticoso continua a mettere alla prova l’esistenza di Marisa, così come antichi rancori in famiglia, tra cui uno in particolare che culmina addirittura in un intervento chirurgico tanto invasivo quanto non necessario.
Rimasta vedova, con i figli ormai grandi, Marisa, finalmente, riesce forse ad instaurare un rapporto sereno con se stessa.
Suggestioni di un intimo sound
Sullo sfondo, per quasi tutto il libro, un paese ai margini di una città media del sud, sempre bella, ma provinciale e sonnacchiosa all’inizio, in forte evoluzione poi, che cambia se stessa così come la protagonista, Teresa. La vicenda inizia “in medias res” e si snoda in un sovrapporsi di piani temporali, in cui la dimensione retrospettiva, onirica e mnestica allo stesso tempo, si mescola al presente in uno stato di coscienza talvolta alterato; ciò consente alla protagonista, accompagnata nel suo percorso dalla storia del suo rapporto coi suoni e la musica, di procedere, nell’intrigo inestricabile di caso e destino, a un’inevitabile verifica che le permetterà di riappropriarsi delle proprie scelte di vita.