Come diceva Virginia Satir, una psicoterapeuta americana che ha ispirato Bandler e Grinder (gli inventori della PNL), “La vita non è come dovrebbe essere, la vita è quello che è, ed è il modo in cui l’affronti che fa la differenza!”
Siamo noi che decidiamo di sentirci in un determinato modo rispetto a quello che ci capita e anche rispetto a quello che riverbera in noi. E proprio per questo, siamo solo noi che possiamo decidere di vedere le cose in un modo diverso, di pensare in un modo diverso, di stare in modo diverso. Possiamo deciderlo adesso!
E’ sempre e solo il modo in cui vedi le cose che fa la differenza! Poniti in modo diverso e le persone ti tratteranno in modo diverso.
La vita è evoluzione verso la stabilità
Normalmente abbiamo la credenza che nel percorso evolutivo sopravviva sempre e solo il più forte. La visione dell’evoluzione è spesso tratteggiata come una specie di lotta nella jungla, una battaglia per la sopravvivenza tra individui forti e individui deboli. E’ un’immagine retorica e obsoleta: oggi sappiamo molto bene che le mutazioni che si propagano e si riproducono non sono quelle più forti e neanche quelle più adattive, ma sono quelle più STABILI. La tendenza di ogni sistema, il cosiddetto “stato di quiete”, costituisce lo scopo principale di ogni auto-organizzazione vivente.
La storia dell’evoluzione è la storia della ricerca costante di stabilità da parte di un organismo in relazione con miriadi di altri organismi, come lui volti alla medesima ricerca del proprio consolidamento, all’interno di un sistema sempre mutevole.
Un esempio di questa rinnovata visione ha portato al capovolgimento diagnostico della Nuova Medicina di R. Gerard Hamer da una parte, così come alla visione della Psicogenealogia o Psicanalisi Transgenerazionale dall’altra: entrambe hanno infatti superato il concetto che ci sia un nemico da debellare (la malattia) o una verità da far venire alla luce (per eliminare il sintomo).
Entrambe vedono l’individuo non più come una mera entità autonoma scollegata dal contesto in cui vive, ma come un’auto-organizzazione complessa in cui convivono e si fondono le molteplici dimensione dell’essere vivente.
Se la Nuova Medicina affronta la dimensione biologica e fisiologica collegandola al cervello, al sistema nervoso e all’embriologia (interazione tra psiche-specie biologica ed evoluzione) la Psicogenealogia vede ciascun individuo come l’esito di un sistema di relazioni verticali che si allarga e risale fino agli antenati e ai traumi non risolti che ancora continuano ad incidere sul presente. Affronta cioè la dimensione soggettiva della psiche mettendola in relazione con la sua dimensione collettiva, a partire dal primo ambito di socializzazione che è costituito dalla famiglia.
Un individuo è infatti un tutto inseparabile in cui convivono al medesimo tempo la specie (dimensione biologica e psico-neurocerebrale), la coscienza (dimensione psicologica), la famiglia e la collettività (dimensione geno-antropologica). Solo così possiamo riuscire a cogliere la complessità del soggetto in ogni sua manifestazione fisica e/o mentale, ogni sua patologia ed ogni sua conquista.
Finalmente la malattia non è più un “dato di natura”, una calamità più o meno naturale, un destino perverso, per diventare invece quello che essa è: una MANIFESTAZIONE UMANA. Un programma biologico dotato di senso, come dice la Nuova Medicina, o meglio le malattie non sono altro che la miglior risposta alle sollecitazioni che l’individuo affronta nell’ambiente in cui vive.
Incontriamo Mario e Domenica Grilli, fondatori della Cronogenetica, disciplina che aiuta a risolvere i conflitti familiari e gerarchici, con ricadute positive su ogni aspetto della vita.
Perché avete generato la Cronogenetica?
Quando abbiamo cominciato ad analizzare i risultati delle persone che facevano Cronogenetica avevamo solo una minima percezione del potente strumento “inconscio” che avevamo elaborato.
Pensavamo allora alla Cronogenetica come a un novello Michelangelo che doveva liberare l’emozione della persona come fosse una forma incastrata e imprigionata nel blocco di marmo; ma poi abbiamo constatato che anche la bellissima figura finale della persona (che ancora non concepiva scopi e obiettivi) rimaneva immersa nella rigidità della materia e anche il Mosè più fremente di vita non cominciava a parlare neppure prendendolo a martellate…
Poi siamo passati a pensarla come una moderna Teologia Negativa, che rendeva cosciente la persona di “ciò che non siamo” e di “ciò che non vogliamo”. Proprio nel momento in cui la persona allarga le braccia per cingere il suo albero generazionale in un abbraccio d’amore, nello stesso tempo si rendeva consapevole di una catartica constatazione: “Io non sono Quello!” È forse questa l’esperienza vera di liberazione?
Eppure ogni soggetto è totalmente plasmato dal magma informe della sua genealogia e non può neppure sperare di oltrepassare il Colosso di Rodi della sua appartenenza al clan. Ma proprio per questo chi nega il riconoscimento, chi fugge dall’identificazione, chi non ascolta il DNA cellulare dell’emozione dei padri; è destinato alla RIPETIZIONE.
L’unico vero problema è sempre quello interpretativo, anche nei meandri dell’inconscio: qualsiasi evento emozionale vissuto nell’albero si trasforma in un messaggio inconscio per la propria discendenza. E’ un compito naturale ed evolutivo della Vita, lasciare ai posteri i segnali utili per adattarsi meglio all’ambiente in cui si vive.
Ora, ad esempio, che tutti i maschi di quella famiglia muoiano allo scadere dei 33 anni, non può essere percepito e vissuto come una iattura o una maledizione, ma un semplice dato informativo CHE NON DEVE trasformarsi in un destino. Semplicemente va compreso che a 33 anni quell’antenato, molto pio e che aveva rinunciato alla vita religiosa per prendersi sulle spalle il peso della famiglia di origine, sentiva di aver già compiuto il suo percorso di vita: aveva risolto la problematica economica, fatto sposare le sorelle e procreato lui stesso. Questo non significa che i suoi figli lo debbano seguire nel suo sacrificio Cristico e andarsene a 33 anni. Semplicemente occorre “concepire” nuovi obiettivi per Sé stessi. Spesso è solo ciò che viene celato, nascosto, imprigionato nell’omertà che riattiva nei discendenti una “ripetizione” ottusa; ma anche questa nella speranza di trovare un’adeguata e rinnovata soluzione.
Che cosa è la Cronogenetica?
Si tratta di una tecnica di semi-induzione che si ispira alla programmazione neurolinguistica della Timeline Therapy di Tad James.
Grazie al potere del linguaggio è in grado di individuare la causa radice dell’emozione negativa, cancellarla e sostituirla con una virtù o una bontà. La persona cessa immediatamente di vivere la propria esistenza con le emozioni altrui (appartenenti ad esempio alla propria madre o a un proprio antenato).
Non si tratta di ipnosi, la persona resta vigile ed è in grado di percepire, a livello inconscio, l’evento che è causa radice dell’emozione negativa. Gli incontri durano circa un’ora una volta al mese, alla presenza di Mario e Domenica che rappresentano i due clan, paterno e materno, dell’assistito.
La tecnica si può attivare solo con due terapeuti proprio per eliminare alla radice qualsiasi problema connesso al transfert. Non si tratta di un approccio psicologico, ma di drastica risoluzione di tutte le problematiche rimaste in sospeso sull’albero generazionale. E’ una tecnica pragmatica che piace molto ai più giovani che non amano dilungarsi in chiacchiere o ipotesi interpretative.
Come lavora la Cronogenetica, come elimina la Somatizzazione
Prendiamo l’esempio più eclatante e devastante: una violenza sessuale su un bambino o una bambina, perpetrata tra le mura della famiglia, quasi sempre da un componente della stessa. Anche se la forma fosse leggera, che cosa avviene nei bambini che non possiedono un contenitore emozionale capace di elaborarla?
La bimba si stropiccerà le mani e andrà subito a lavarle, va a pulire quell’energia sporca e poi, proprio per la mancanza di un serbatoio emozionale adeguato, correrà da sua madre per chiedere da lei un sostegno ed un appoggio. La madre molto spesso non è minimamente in grado di sostenere quell’emozione, né di affrontare la battaglia contro il maschio o la persona che ha creato il problema e preferisce pensare che non sia successo nulla.
Appena la bimba legge nel volto della madre il “dubbio” su quello che sta riferendo, immediatamente ritirerà la sua versione e trasferirà il suo disagio nell’immaginario, laddove si costruirà una difesa tutta mentale, fatta con palizzate di intelligenza e di furbizia.
IL REALE = È il momento in cui il disagio dell’energia sporca vissuta dalla bambina trova uno scarico nel lavarsi le mani.
IL FANTASMA = È quando va da sua madre che le mostra ancora le spalle (la madre è voltata perché sente il fantasma di uno stato emotivo antico vissuto da tante donne in quella famiglia che si ridesta e non ha alcuna intenzione di affrontarlo nel volto solcato di lacrime di sua figlia)
INSTILLARE IL DUBBIO DELL’ORIGINE = Lo sguardo della madre non è aperto o comprensivo, ma ostinatamente dubbioso, quasi volesse dire alla bimba: “che cosa mi stai raccontando?”
LA PERDITA DI FIDUCIA = In quel volto dubbioso, ma non sorpreso della madre, crolla ogni speranza della bambina, che non si sentirà né accolta, né capita e continuerà a dire a se stessa, anche quando sarà più grande: “Io gliel’ho detto, sono sicura di averglielo detto!”
LA SOMATIZZAZIONE = l’energia del corpo viene istantaneamente bloccata e non circola più. Il luogo del corpo, somatizzato e morto, dipende dal vissuto della bambina. Ogni luogo corporeo somatizzato sarà in balìa del desiderio altrui.
L’IMMAGINARIO = la madre con il dubbio costringe la bambina a rifugiarsi in un luogo immaginario dove comincerà a pensare “non è poi così drammatico quello che è successo”, “forse sono davvero capace di sostenerlo da sola”
Così la bambina è costretta ad andare prima della sua origine; per prendersi sulle spalle un peso che non le compete.
È una vera aberrazione, quando la bambina pensa di sua madre “Io ti capisco! Capisco il tuo senso di colpa ed il tuo disagio, ma non ti preoccupare, io sono forte, posso sostenere tutto, anche te!” Così la bambina corre indietro nella sequenza gerarchica, non è più protetta da chi l’ha generata, si colloca nel tempo prima della sua origine, prima di sua madre.
E questo cosa significa? Significa che l’io ancora fragile e incompiuto della bambina diventa più grande di Dio, più grande della propria Origine che non l’ha salvata, né protetta. La gerarchia viene devastata e la bambina postula la presenza in sé della malvagità! Accetta la colpa di quello che è successo, perché la madre non se n’è assunta, smascherando il colpevole!
Essere malvagio non vuol dire essere “cattivo” ma postulare la mia presenza prima della mia Origine. Non riconosco più niente prima di me!
Da quel momento la bambina NON GIOCHERÀ PIÙ. Non avrà più piacere nel gioco.
Chi ha problemi di sopruso cercherà sempre, da grande, un recupero nel GIOCO. Devo recuperare ad esempio nel gioco d’azzardo l’essere stato somatizzato da un altro. E’ una distrazione, una DEVIAZIONE. Ho necessità e bisogno di mettere tutto in gioco: non riconoscendo né avendo più gerarchia mi sento ONNIPOTENTE, così da vincere tutto o anche perdere TUTTO. Il mio piacere è in entrambi i casi! Per questo si torna a giocare dopo aver perso!
La moderna FINANZA e la BORSA VALORI sono di fatto la miglior forma di gioco per adulti che hanno subito soprusi o che non sono stati tutelati e/o protetti. Nel rischio dimostrano essere persone che valgono qualcosa. La Borsa può così diventare una specie di recupero del piacere del gioco che è stato interrotto da bambino
Ci facciamo una domanda: perché oggi il gioco è centuplicato? I giochi aumentano, l’enalotto da una volta a settimana ora si ripete tre volte. I giochi online hanno invaso qualsiasi spazio. Le slot machine sono una tragedia per le famiglie. I gratta e vinci sono accettati come resto alla nostra spesa.
Ci sono forse più soprusi? No semplicemente oggi abbiamo più coscienza e più consapevolezza di aver subito qualche sopruso, qualche violenza, qualche mancanza di rispetto! Terapie e tecniche psicologiche hanno evidenziato il problema, e fatto emergere una maggiore coscienza della nostra situazione, ma, stranamente non l’hanno attenuata.
Il motivo è semplice: se diamo più coscienza, comprensione, consapevolezza alla persona, il suo inconscio INNESCA il RECUPERO e lo esaspera. La psicologia ed il lavoro psicologico aumentano il bisogno di luce e quindi di giustizia (che diventa senza mediazione, né pietà).
Portare a coscienza significa illuminare l’EVIDENZA dell’accadimento, così da credere che la soluzione sia scegliere di schierarsi da una parte contro un’altra. La psicologia fa solo il lavoro brutale di illuminare la SCENA e magari drammatizza le relazioni portandole all’esasperazione emozionale, ma non risolve l’evento in maniera definitiva, lo sposta soltanto su un altro piano.
È come far resuscitare l’emozione che nell’evento si è incistata, come se quel recupero schiamazzante potesse sciogliere la problematica. In verità si produce soltanto UNA NUOVA INTERPRETAZIONE, che si mantiene nel Mentale e al massimo consegna la vittoria ad una nuova parte!
Quello che si modifica è soltanto il FANTASMA. Passo da un fantasma all’altro. Sposto il fantasma che tutte le notti torna ad impaurirmi: il fatto che l’ho visto non significa che ho superato la paura di lui…
Cronogenetica lavora invece con l’inconscio sulla Causa Radice e non concepisce il recupero, non lo prevede.
La Cronogenetica permette di trovare un nuovo equilibrio, una nuova stabilità emozionale e per questo utilizza la macchina del tempo della PNL per ripescare il filo della consequenzialità perduta.
Ritrovo semplicemente la CHIAVE di nascita dell’accadimento ed entro nell’intima verità dell’intenzione originaria che era condivisibile e buona. Così tutto il “male” che ne è derivato viene RICONTESTUALIZZATO secondo una nuova VISIONE, che non necessita di interpretazione!
Su questo ci aiuta anche il sogno, che diventa riparatore.
Con la Cronogenetica vado a prima dell’evento, anche se riguarda i miei antenati, e lo osservo con la loro intenzione, con gli occhi puri del loro stesso intento. In quella condizione sono nell’INTEGRITÀ non ho discernimento, non posso “interpretare”. Vivo la vita, non ci sono desideri, non ci sono neppure obiettivi, SONO NELL’IMMORTALITÀ del GENERAZIONALE.
Cronogenetica riconduce l’inconscio della persona alla purezza della visione, quando non c’era ancora il peccato. Quando ancora non si era insinuato il Serpente Tentatore che aveva messo in dubbio l’Origine.
Andiamo a ripristinare l’Archetipo originario, che abbiamo perso dopo la caduta dall’Eden, e non confondiamo più il REALE con il suo FANTASMA o peggio ancora con l’IMMAGINARIO.
Quando facciamo vedere all’Inconscio quello che c’era prima dell’evento emozionale, lui riconosce la pace imperturbata della Timeline, nessuno ha ancora allungato la mano per cogliere la mela, nessuno ha postulato l’azione malvagia. Proprio perché l’Inconscio non ragiona, ma obbedisce a ciò che vede, in quell’attimo preciso scioglie la catena e rimette il debito.
E questa remissione laica del “peccato” libera la Fonte dalla pena di un dolore reiterato per troppe generazioni e libera i figli.
Per saperne di più www.cronogenetica.it www.timeline.name www.cromologia.it www.newreal.it