Quando parliamo di temi riguardanti il linguaggio del corpo e comunicazione non verbale, nella nostra mente si fa largo la credenza che siano cose riservate per lo più agli psicologi.

Certo gli argomenti interessano parte della psicologia, ma non è una cosa riservata solo ad essa.

Sono tante le figure professionali che possono trovare un giovamento da queste conoscenze.

Un venditore che cerca di parlare del suo prodotto, può capire in anticipo quale prodotto o servizio in particolare può interessare il suo cliente, proprio dall’interpretare bene i segnali analogici (ossia non verbali) del suo interlocutore.

Tralasciamo per un attimo tutte le dinamiche relative al linguaggio del corpo di cui è intessuta la seduzione, i segnali di gradimento e rifiuto, e dedichiamoci più alle figure professionali.

Oltre ai venditori possiamo trovare avvocati, esponenti delle forze dell’ordine, investigatori, e tutti i professionisti che possono trovare giovamento e arricchire la loro cassetta degli attrezzi solo se approfondissero la conoscenza del linguaggio del corpo e microespressioni facciali

Cosa intendiamo per linguaggio del corpo e microespressioni?

Attraverso il linguaggio del corpo possiamo capire se il nostro interlocutore sta mentendo o dicendo la verità, anche se siamo ancora ben lontani dal conoscere il “perché” ci sta mentendo.

Il linguaggio del corpo si riferisce a tutta una serie di segnali non verbali, spesso involontari ed inconsapevoli.
Per nascondere i veri sentimenti, cioè “falsificare” il linguaggio del viso o del corpo, bisognerebbe riuscire a controllare ogni singolo muscolo facciale, cosa ovviamente non possibile.

Il corpo quindi è indice di verità, è stato dimostrato anche scientificamente da anni, ma allora, perché esistono molti professionisti che dicono di conoscere bene il linguaggio del corpo, alcuni vengono addirittura chiamati da aziende per fare selezione del personale, ma la percentuale di questi che conosce metodologie scientifiche apposite come il FACS o il METT è molto, molto ridotta.

Il linguaggio del corpo è vasto e soggetto anche ad errori frequenti se non vengono presi in considerazione alcuni parametri. Possiamo ridurre questi margini di errore solo in due casi:

  • quando siamo alle prese con degli emblemi (gesti inequivocabili, appartenenti ad una determinata cultura)
  • quando sappiamo riconoscere quali unità d’azione si stanno muovendo nel viso del nostro interlocutore

In quest’ultimo caso possiamo farlo solo conoscendo le unità d’azione del sistema di codifica delle espressioni facciali (Facial Action Coding System, detto anche FACS ), ma NON basta.

Il facs è solo un atlante del viso, ci dice che espressione ha assunto l’interlocutore e quali unità d’azione sono entrate in gioco, per completare un’interpretazione di una specifica emozione ci dobbiamo servire anche di altri strumenti come EMFACS o il Mett (Micro Expressions Training Tool).

Cosa sono e a cosa servono?

Il facs serve a spiegare ciò che accade nel Mett o in altri strumenti simili come ad esempio il MiX (Microexpression Recognition Training Tool). Questi ultimi non sono altro che strumenti tecnologici che ci aiutano nel riconoscimento delle emozioni universali.

In pratica tramite la conoscenza di questi strumenti possiamo riconoscere quale emozione sta realmente provando il nostro interlocutore, una frazione di secondo prima che lui stesso ne sia cosciente. Stiamo parlando di frazioni di secondo, quindi più che di emozioni, possiamo definirle micro-espressioni di emozioni.

Se parliamo di psicoterapeuti, investigatori, avvocati o esponenti di forze dell’ordine possiamo già intuire quali vantaggi possono scaturire dall’avere competenze del genere.

Il Dr Ekman, noto anche perché la sua vita ha ispirato una fortunata serie televisiva (lie to me), è lo studioso più noto al mondo quando parliamo di microespressioni facciali, e nei sui libri riporta spesso l’esempio di una paziente di nome Mary (ricoverata perché ha tentato più volte di togliersi la vita) per far capire bene l’importanza di saper riconoscere le emozioni nel viso delle persone.Se i dottori che avevano in cura Mary leggevano la sua micro-espressione di tristezza, notata solo successivamente alla sua morte per suicidio, grazie ad un’intervista registrata, di certo non la facevano uscire dalla struttura cui era ricoverata.

Cosa sono le microespressioni?

Sono semplicemente delle manifestazioni di emozioni, e non vi è modo di modificarle o nasconderle. Di norma hanno una durata compresa tra 0,5 e 4 secondi e coinvolgono tutto il volto, inoltre sono segnali probabili di emozioni nascoste o ingannevoli e poiché sono così veloci spesso gli osservatori rischiano di perderle quando si verificano. Proprio per questo motivo un training adeguato per saperle ben individuare è fondamentale.

Basarsi solo sulle braccia incrociate, gambe accavallate e chi più ne ha più ne metta, è il modo più stupido e poco professionale per basare la propria conoscenza sul linguaggio del corpo.

Ogni singolo gesto non significa nulla, se non viene collocato nel contesto e nel tempo giusto in cui viene effettuato, ma per farlo occorre una formazione apposita.

Strumenti come il facs e il Mix sono i mezzi dell’analisi del viso per eccellenza.
Senza di loro non sapremo cosa andare a notare nel viso e neanche dove andarlo a cercare.

Senza tali conoscenze, quante saranno le probabilità di non capire le vere emozioni del tuo cliente se sei un venditore, o del tuo paziente se fossi uno psicoterapeuta?

Per approfondimenti consiglio i miei libri:
Prova a mentirmi – edizioni franco angeli   – Il metodo antiballe – edizioni anteprima

Fabio Pandiscia

 

Fabio Pandiscia

Dottore in Psicologia ad indirizzo clinico e di comunità, Ricercatore e Master Trainer PNL , Autore di vari libri sul linguaggio del corpo, miglioramento personale e PNL. Coach Counselor con certificazione ISI-CNV, Imprenditore e Partner di varie...

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