È un consulente nel campo del benessere. Educa a stili di vita, abitudini, rapporti con l’ambiente e le persone, atti alla salvaguardia dello stato di benessere ed alla valorizzazione delle risorse vitali. È questa la finalità che ogni operatore in Craniosacrale decide di diffondere aderendo al Codice Deontologico degli Operatori iscritti all’Associazione Craniosacrale Italia, associazione senza scopo di lucro che promuove l’organizzazione, lo studio e la diffusione della disciplina. Ed è anche un gruppo di 254 operatori qualificati iscritti nel Registro degli Operatori Italiani in Craniosacrale che operano su tutto il territorio nazionale. Non in modo uniforme a ben vedere: la Toscana con 55 iscritti e il Veneto con 53 iscritti sono le regioni con il più alto numero di operatori. Fanalino di coda sono l’Abruzzo con due iscritti, insieme a Campania, Calabria, Basilicata, Puglia con un solo operatore ciascuno.

Per farci guidare nel mondo della disciplina Craniosacrale e spiegarci il fenomeno della disparità di numero di operatori lungo tutta la nostra penisola ci siamo rivolti proprio ad uno degli operatori abruzzesi. Angela Autorino, Membro Registrato Craniosacrale, attiva da 14 anni sul territorio di Chieti e Pescara, formata presso la scuola di Biodinamica Craniosacrale di Acqualagna nelle Marche, prima di tutto, aiutaci a fare chiarezza:

Quando e perché nasce la voglia di dedicarsi ad una disciplina energetica di sostegno al benessere delle persone?

Circa 14 anni fa iniziava il mio percorso di ricerca nei misteriosi meccanismi fisiologici dell’individuo. Iniziai nel 2005 formandomi come estetista. Mi vennero insegnati i classici “massaggi parziali” con i quali mi occupavo solo di gambe, addome o braccia. É un classico della cultura occidentale sezionare il corpo “in pezzi” ignorando la profonda connessione fra le nostre parti anatomiche. Pensai da subito che queste tecniche di massaggio fossero superficiali e senza alcuna connessione logica. Così decisi di approfondire la mia conoscenza sul corpo, dedicandomi ad una formazione che prevedesse una visione olistica dell’individuo. Iniziai a frequentare dei corsi di massaggio bioenergetico attraverso i quali scoprii l’eccezionalità dei processi di connessione mente-corpo e come queste realtà possano influenzarsi l’un l’altra. Potrei dilungarmi con spiegazioni fisiologiche ma preferisco fare un esempio per dimostrare la validità di questa meravigliosa connessione: un giorno venne nel mio centro di estetica una cliente che chiamerò Stefania, una donna ipertesa, ansiosa e con problemi frequenti di attacchi di panico; lamentava dolori alla schiena ed emicranie. Massaggiandola riscontrai nei suoi tessuti connettivali (specialmente nel segmento toracico/addominale) rigidità e chiusura. Spesso mi sento dire che un semplice mal di schiena o mal di testa, come quello di Stefania, non abbiano nulla a che vedere con lo stato emotivo che la persona sta sperimentando in quel momento nella sua vita. Com’è possibile, mi chiesi?

Posso affermare in base alla mia esperienza che all’interno del nostro sistema corporeo c’è un continuo scambio di informazioni fra cellule che viaggiano dal nostro sistema nervoso centrale alla periferia e viceversa. Per cui constatai che nel suo disagio Stefania generava continui pensieri e informazioni di sofferenza trasmettendoli dal suo sistema nervoso centrale al corpo che rispondeva con tutti i suoi disagi quali aritmie, emicranie, bruciori di stomaco, affanno respiratorio. Mi resi conto della necessità di approfondire le mie conoscenze. Mi domandavo come potessi fare ad accogliere in modo più risolutivo le richieste di aiuto dei miei clienti e compresi che la loro richiesta era in linea con la volontà di aiutare anche me stessa. Il lavoro di sostegno all’individuo, infatti, necessita di un continuo addestramento su “centratura e neutralità”, che possono venir meno se io per prima non ripristino una chiara connessione tra il mio sistema nervoso centrale e il corpo. Da qui nacque l’entusiasmo di intraprendere l’esperienza di formazione in biodinamica Craniosacrale. Un percorso formativo di tre anni, con più di quattrocento ore di lavoro su me stessa, di silenzio e meditazione, di studio di fisiologia e anatomia per raggiungere il mio “centro” e diventare testimone dei processi di comunicazione sottile e movimento fluidico che intercorrono all’interno del corpo.

In cosa consiste la tecnica Craniosacrale?

Un operatore biodinamico Craniosacrale è preparato all’ascolto della pulsazione fluidica del liquido cerebrospinale che circonda e bagna l’intero sistema nervoso centrale, dall’encefalo al midollo spinale. Le membrane che circondano il liquido sono saldamente attaccate alla superficie interna delle ossa craniche; le membrane escono dal grande foro occipitale e scendono come un tubo cilindrico per fissarsi all’osso sacro, da cui il nome del sistema cranio sacrale. Il ritmo del liquido cerebrospinale può essere percepito così come avviene per la pulsazione cardiaca e respiratoria. Con un buon lavoro, molto delicato sulle ossa del cranio, le membrane e i tessuti connettivi in tensione possono essere liberati e riequilibrati. Il trattamento aiuta a riconnetterci con la nostra natura interiore rispondendo alla più importante funzione fisiologica del corpo, quella dell’auto-guarigione. Il bilanciamento craniosacrale risulta essere di sostegno per problemi come cefalee, scoliosi, disturbi del sonno e dell’apprendimento, traumi da parto ed emotivi in genere, stress e ogni altra disfunzione a carico del sistema craniosacrale. I risultati del trattamento Craniosacrale si possono riscontrare a livello di rilassamento profondo, aumento di consapevolezza circa i propri comportamenti, benessere generale, armonia ed equilibrio interiore.

Tornando all’esempio di Stefania, alla fine di un ciclo di trattamenti il risultato più importante per me fu il suo feedback: “Ricevere trattamenti Craniosacrali ha cambiato completamente la mia vita, mi ha aiutata a sconfiggere ‘la bestia’. Ora non ho più paura! Non posso dire di non avere più momenti di cedimento e fragilità ma la forza che prima utilizzavo per combatterli ora la sfrutto per accoglierli e trasformarli dentro di me”.

“La bestia”, come la definisce Stefania, altro non era che l’informazione cellulare elaborata nel suo sistema nervoso centrale e trasmessa continuamente al suo segmento fisico di elezione che le provocava ansia continua, emicrania e attacchi di panico. Una volta riorganizzato il sistema craniosacrale intorno a questo imponente “fulcro tensivo” ecco che la realtà di Stefania è completamente cambiata.

Sei una dei due operatori Craniosacrale iscritti nel Registro A.CS.I. (Asociazione Craniosacrale Italia) dei soci qualificati del tuo territorio. Dal punto di vista concorrenziale sembra molto vantaggioso, è così?

Perchè la disciplina Craniosacrale ha una diffusione così poco omogenea tra le regioni italiane?

Sono consapevole che nella mia regione, l’Abruzzo, come in tutte le regioni del Sud, ci sia una diffusione molto scarsa del metodo Craniosacrale. Ritengo sia da collegare ad un atteggiamento di diffidenza e sfiducia verso un approccio che non risulta essere “d’urto” nella risoluzione dei problemi fisici. Mi spiego meglio. Per una popolazione abituata all’assunzione di farmaci come risposta immediata ad un disagio fisico è molto difficile distogliere l’attenzione da questo modus operandi e lasciarsi guidare in un ascolto più profondo di ciò che in quel momento si sta manifestando nel corpo come sintomo. Ciò che un trattamento craniosacrale fa è proprio educare la persona ad un ascolto profondo del proprio sè, creando una sorta di dialogo intimo con il corpo: perchè ho mal di testa? Cosa mi sta dando fastidio della mia vita? Che resistenza o contenimento sto generando nel corpo? Come posso modificare il mio atteggiamento affinché il fastidio si acquieti? A mio avviso è proprio questa la consapevolezza che in alcune regioni d’Italia, come l’Abruzzo, ancora stenta a svilupparsi. Non c’è ancora l’intenzione chiara di ascoltare le manifestazioni del proprio sé. È ancora l’idea del “corpo a sezioni” che predomina, io credo, per paura di entrare in contatto con quella parte di noi che nel profondo ci spaventa e non siamo ancora pronti ad accettare. Ci hanno sempre educati alla dicotomia “giusto e sbagliato” e questo inevitabilmente condiziona l’accettazione di quella parte di noi più ostile, che genera malessere e che noi cataloghiamo come “il brutto” da dover ignorare o combattere.

Essere una dei due “esemplari” iscritta al registro operatori A.CS.I e diffondere la conoscenza del metodo in Abruzzo non è per niente facile. E non nascondo che faccio una gran fatica ad indirizzare le persone alla conoscenza e alla sperimentazione della disciplina craniosacrale. Ciò è avvilente se pensiamo al fatto che esistono realtà diverse come la Svizzera, dove la disciplina è riconosciuta dallo Stato Federale come terapia complementare, l’Inghilterra e l’Austria, dove le sedute di craniosacrale sono rimborsate da assicurazioni private e la Germania, dove i trattamenti vengono in parte pagati dal Sistema Sanitario se sono dichiarate come osteopatiche. In Italia invece la Craniosacrale è catalogata come “disciplina bionaturale”, con mille divieti nell’uso di termini quali terapia, patologia, guarigione, cura, sintomo. Al di là del confine con la Svizzera siamo terapeuti, in Italia no; In Germania possiamo parlare di guarigione, in Italia solo di vitalità. Credo che anche con questa volontà di “diffusione di diffidenza” da parte di chi è ai vertici del nostro paese si contribuisca all’attuale non riconoscimento della disciplina di cui sono portatrice nella mia regione.

 

Roberta Piccolomini

Roberta Piccolomini

Sono studentessa all'ultimo anno del corso di naturopatia presso EUNAM Institute di Roma. Ho iniziato ad avvicinarmi alle discipline olistiche seguendo dei corsi monotematici e ho trovato il mio filo conduttore nella naturopatia credendo fortemente...

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