Il mondo vegetale non è un oggetto, ma un fondamentale soggetto, che concorre alla sopravvivenza della specie umana
di Elena Carrera, 6 gennaio 2021
Mi piace iniziare il nuovo anno dedicando una riflessione al mio amico mondo vegetale. Chi mi conosce da tempo sa che non sto esagerando se personalizzo piante e fiori. I miei amici sanno bene che ogni attimo del mio tempo libero è generosamente dedicato al mio orto/giardino.
Così l’ispirazione di questo articolo mi è venuta mentre stavo potando alcuni rami rotti dal peso della forte nevicata di settimana scorsa, anche sulle rive del fiume Adda. Nonostante l’insolito clima polare per la nostra zona, oggi ho scoperto che sotto i cumuli di neve ghiacciata stanno già spuntando i primi crocus, mentre i bulbi di narciso e tulipano stanno emergendo dal terreno duro e ghiacciato.
Ma un’ulteriore e ancor più forte conferma è data dalla mia piccola pianta di gelso che ho messo a dimora lo scorso febbraio e che uso come cartina tornasole stagionale. Il gelso, seppur proveniente dall’Asia, è una tipica pianta lombarda con frutti, i “murùm” (in dialetto milanese), più gustosi e grandi delle more, e che ha alle spalle una lunga tradizione nell’agricoltura contadina, soprattutto brianzola. Il motivo è legato all’allevamento, in questa terra, dei bachi da seta ghiotti di foglie di gelso: entrambe le mie nonne, prima di sposarsi negli anni Trenta dello scorso secolo, hanno lavorato in uno stabilimento che produceva seta, ed è forse per questo che sono particolarmente legata a questa pianta che ho voluto avere nel mio giardino, come era già presente, gigante e imponente, in quello dei miei nonni. Ebbene, anche il piccolo gelso, che protende i flessuosi giovani rami verso l’alto, e non è protetto dal terreno come i bulbi di crocus, narciso e tulipano, ci dimostra che si sta già preparando a far spuntare le prime gemme di foglie, anche se la primavera è ancora molto lontana.
La potenza della natura procede ininterrottamente, anche senza la nostra autorizzazione/permesso. Chiede solo di poter fare il proprio lavoro, anche se invece ormai sono innumerevoli gli esempi che dimostrano il nostro ostruzionismo vegetale, in ogni angolo del globo. Ma forse proprio per questo, possiamo dire che i tempi sono maturi per considerare un nuovo soggetto giuridico, il mondo vegetale, dopo la proclamazione, negli ultimi duecento anni, dei diritti dell’uomo, dei bambini, delle donne e degli animali. “Meno verde e più cemento”, sembra essere ormai l’unico slogan dei decisori politici di tutto il mondo, che ignorano il diritto al verde disboscando intere foreste, oppure anche solo tagliando filari di alberi cittadini. E non solo. Il pipistrello del mercato di Whuan ha dimostrato come l’aver spezzato l’equilibrio vegetale ha portato diversi animali ad avvicinarsi ulteriormente ai centri abitati, mettendo a rischio, in poche settimane, la salute dei 7 miliardi di esseri umani che vivono sul pianeta terra. Uno scenario che ormai tutti ben conosciamo concretamente dallo scorso gennaio 2020, con buona pace dei negazionisti.
In questo attuale scenario, Alessandra Viola, giornalista scientifica e scrittrice impegnata nel riconoscimento dei diritti della natura nelle Costituzioni in diversi Paesi nel mondo, è certa che firmare un patto con l’ambiente sia indispensabile per tutti noi. Attualmente sta lavorando per la stesura della Carta diritti delle piante, anche con l’Earth Law Center, un team di avvocati del pianeta Terra che sviluppano e cercano di far applicare nuove leggi per proteggere l’ambiente nei 5 continenti. Obiettivo: sostituire all’interno dei vari ordinamenti giuridici il concetto di soggetto vegetale a quello di oggetto di proprietà nazionale.
Anche nella nostra costituzione italiana la natura è intesa solo come tutela del paesaggio e questo approccio sottintende che si tratti ancora, e solo, di un oggetto. La pianta, invece, è un soggetto, un essere vivente straordinario dotato di almeno 15 sensi che noi non abbiamo: sente la gravità, l’umidità, i campi elettromagnetici, trasmette messaggi e ha una vita sociale di cui sono stati studiati anche particolari pratiche di accudimento parentale. Ma soprattutto le piante ricordano quanto hanno imparato o sbagliato. Noi invece ancora no.
Il percorso di soggettivazione ambientale non finisce con quella vegetale. Il passo successivo di questo riconoscimento universale soggettivo speriamo sia quello relativo al mondo minerale con i suoi magnifici abitanti: pietre, cristalli, rocce, gemme, minerali preziosi e moltissimi altri elementi che compongono il pianeta terra e i corpi celesti.