C’è una grandiosa opportunità nascosta all’interno di ogni situazione difficile. La necessità è un fortissimo catalizzatore per lo sviluppo. Arriva per svegliarci. E’ un DONO che dobbiamo imparare a riconoscere e apprezzare.
Mia madre mi ha trasmesso l’amore per la cultura. Nei momenti di più nera disperazione le parole dei molti maestri che ho avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino mi hanno confortata e sostenuta, proprio come le braccia di una nutrice amorevole che culla il suo bimbo in fasce. Nietzsche è stato uno dei pensatori che più mi ha segnato.
Ecco, immagino di parlare con lui nei momenti di difficoltà, di lodarne l’ingegno, la perspicacia, la profondità di pensiero, il fine umorismo. Lo vedo lì, imperturbabile, con lo stesso atteggiamento meditabondo di un monaco buddista che, come un’aquila, guarda dall’alto le vicende degli uomini.
E’ presente a sé stesso, vive nel qui ed ora. Come un serpente che per natura discende nei visceri della terra, egli sa penetrare i misteri dell’esistenza con un solo sguardo, trapassando la superficie e arrivando direttamente al cuore vibrante delle cose.
In uno dei nostri dialoghi, mi ha detto di immaginare le difficoltà come una scatola piena di tenebre all’interno delle quali è nascosto un uovo di luce.
Mi incita ad andare a fondo, a non farmi sopraffare dall’umana disperazione, a soffrire con dignità. Mi ricorda che gli uomini hanno la facoltà di mostrarsi competenti anche nelle situazioni più estreme.
Il segreto sta nell’assumere la prospettiva dell’aquila, nel fare in modo che le emozioni non divengano un ostacolo per l’azione ma siano il carburante necessario al compimento di un’impresa eroica.
Ci sono tre possibili sentieri che si dipartono dinanzi ad una difficoltà. Possiamo scegliere di crogiolarci nella lamentela, con l’inconsapevole intento di dipingerci come vittime agli occhi degli altri per suscitare la loro compassione o possiamo scegliere la via dell’accusa . Il terzo sentiero è quello più difficile da percorrere ma è l’unico che ci consentirà di godere di una vista eccezionale una volta arrivati in cima. La creatività è un modo efficacissimo per superare uno scoglio.
Mulan è un capolavoro dell’industria cinematografica Walt Disney. Racconta la storia di una ragazza che mal si adatta a vestire i panni di una sposa sottomessa. Decide di vestirsi da uomo e andare in guerra sostituendo suo padre, vecchio e malato. Durante il durissimo addestramento una delle prove da superare consiste nell’ arrampicarsi su di un palo portando con sé due pesi che simboleggiano la disciplina e la forza, ingredienti essenziali per raggiungere un obiettivo. I primi tentativi falliscono miseramente ma, proprio quando è pronta ad arrendersi, ha un’intuizione. Lega i insieme i due pesi in modo da avere le mani libere compensando la mancanza di forza fisica con l’ingegno. Trasforma una sua vulnerabilità nella sua forza.
Ecco. Io credo che, nel momento in cui vecchie soluzioni si dimostrano inefficaci nel risolvere nuovi problemi, sia necessario far ricorso all’ispirazione.
Lo stato di sofferenza, la malattia, una catastrofe, in quanto eventi fuori dall’ordinario, impongono una frattura al modo consueto d’esistere.
In questi momenti siamo messi di fronte alle nostre paure, alle nostre vulnerabilità, alle nostre debolezze. Ci ricordiamo di non essere al mondo solo per lavorare, per fare la spesa e per pagare bollette. Possiamo renderci conto della nostra insoddisfazione, della nostra infelicità e del fatto che i nostri reali bisogni non sono soddisfatti. Magari finalmente, riconosciamo di avere accanto una persona che non ci coinvolge più, di fare un lavoro al di sotto delle nostre potenzialità, di frequentare amici con cui non c’è più affinità perché ormai si è diventati troppo diversi. Possiamo renderci conto di non aver vissuto a pieno. Di esserci fatti anestetizzare dalla routine, di aver seguito percorsi già battuti da altri senza aver avuto l’ardire di seguire davvero le nostre inclinazioni.
Ecco che arriva un incidente, un lutto importante, una crisi sociale. Un campanello d’allarme che ci costringe a prendere atto del fatto che la situazione sta prendendo una piega drammatica. Bisogna far qualcosa prima che sia troppo tardi.
Se ciò ci fa distinguere il superfluo dall’essenziale, ci rende in grado di relativizzare inezie quotidiane cui troppo spesso attribuiamo esagerata importanza dimenticandoci dell’immensità di cui siamo partecipi e di cui spesso siamo fruitori distratti, possiamo realmente affermare che questi mali vengono per nuocere?
Quando un male non è riconosciuto come un’occasione per dare una svolta? Quando alla sofferenza necessaria, fisiologica, visceralmente connessa alla condizione umana, sommiamo la sofferenza nevrotica. La sofferenza necessaria è quella inevitabile, quella che nemmeno tutte le tradizioni religiose messe insieme possono evitarci. E’ quella che si prova se ci si rompe una gamba, se subiamo un’ingiustizia, se il nostro amatissimo partner ci tradisce, se ci ammaliamo. La sofferenza nevrotica è quella che ci autoprocuriamo lasciandoci dominare dalle emozioni, dai sensi di colpa, dalle paure ma soprattutto indulgendo nella lamentela.
Una massima poco compresa ma molto citata associata alla tradizione buddista afferma che il più temibile dei nostri nemici non può farci male quanto i nostri pensieri non controllati.
E’ solo durante una tempesta che un marinaio può forzare i propri limiti e diventare un abile navigatore. Le difficoltà rafforzano, temprano, sono essenziali. Senza diventeremo rammolliti.
Perdere la testa in situazioni difficili aumenta il pericolo, fa perdere di vista l’opportunità che si trova nella difficoltà.
La fiducia, la calma, la sicurezza in situazioni poco chiare, poco comuni, poco definite, sono essenziali ma, c’è qualcosa di ancora più importante.
Occorre che ci educhiamo a vedere la BELLEZZA COLLATERALE. Essa è presente anche nei drammi più brutti, nelle tragedie più devastanti. Come il calore del sole che non smette di splendere rendendo possibile la vita anche durante un uragano. E’ nascosto ma c’è.
E’ essenziale imparare ad individuare l’opportunità nella sofferenza. Coltiviamo l’amore per la vita, per l’umanità, per tutti gli esseri viventi piuttosto che il dramma.
La gioia dell’essere, malgrado tutto.
Iolanda Della Monica