La maternità è una delle funzioni più importanti e delicate della vita umana e, in questo senso, contemporaneamente un privilegio e una responsabilità che la natura ha affidato alle donne: dalla profondità, da parte della futura madre, dell’accettazione fin dal momento del concepimento di una nuova vita che si sviluppa nel suo grembo e dalla relazione che, successivamente, si realizzerà, dipende in gran parte la positività di quella che poi sarà l’evoluzione caratteriale del bambino.
Parliamo di questo delicato argomento con la Dott.ssa Psicologa Psicoterapeuta Marisa Nigri.
– “Ovviamente anche la figura paterna è molto importante, ma la sua funzione, nella prima fase della vita, è più indiretta e solo successivamente acquista un proprio spessore relazionale: non essendo l’uomo direttamente coinvolto a livello corporeo, la sua responsabilità iniziale sarà quella di supportare la donna da cui aspetta un figlio, di comprenderla, sostenerla, starle vicino, ascoltarla e condividere fantasie e sogni relativi al nascituro.
Dopo la nascita, che ci si augura quanto più è possibile condivisa dalla coppia, il compito del padre continuerà ad essere quello di supporto alla donna, sia pure lasciandosi coinvolgere in maniera sempre più diretta in una relazione a tre in cui i ruoli siano flessibili e utilizzino anche la partecipazione alle attività di cura parentale: allevare un figlio è impresa tutt’altro che facile e comporta stanchezza, perdita di sonno, ansia da inesperienza, stress, che non potrà che ripercuotersi sul bambino. Aiutare la propria compagna è qualcosa che spesso, per ragioni tradizionali e culturali, viene talvolta ancora vissuto come una “deminutio” (cioè, come una perdita di ruolo): lungi dall’essere tutto questo, non solo risulterà un vantaggio per il piccolo e per la madre, ma anche un arricchimento per l’uomo, da troppo tempo chiuso nella rigidità dei ruoli e tenuto fuori dall’espressione di sentimenti di morbida tenerezza.
Solo in queste condizioni, la donna riuscirà a dare al figlio il meglio di sé e potrà farlo lungo tutto l’arco dell’età evolutiva.” –
Tutto questo, in teoria: sappiamo bene che la vita è molto più complessa, che ognuno si porta dietro frustrazioni antiche accanto a problemi concreti di difficile soluzione: non a caso Melanie Klein definisce la migliore delle madri come una “madre sufficientemente buona”. Da ciò discende anche che, dovendo fare i conti coi propri limiti e con quelli della situazione concreta, la madre perfezionista e piena di sensi di colpa sarà, paradossalmente, meno “buona” di quella che accettando la realtà, sarà capace di trasmettere sicurezza al proprio bambino.
– “Sappiamo che non sempre il rapporto tra i partner è idilliaco, che spesso gli uomini, per rigidità culturale o perché pressati da problemi ed esigenze lavorative, sono assenti rispetto all’organizzazione familiare o presenti solo come autorità suprema, temuta più che rispettata da tutti. Certo, la donna può avvalersi della vicinanza di altre donne (madri, amiche, sorelle ecc): meglio di nulla, purché i problemi dell’una non vadano ad aggrovigliarsi con i propri.
Inoltre, nella nostra società, soprattutto nei periodi di crisi economica e occupazionale, si tiene ancora troppo poco conto del diritto di una madre di poter continuare a esprimersi non solo in tale ruolo, ma anche come donna, realizzandosi lavorativamente e contribuendo in piena dignità alla gestione economica familiare col proprio lavoro esterno.” –
Cosa fa la società per venire incontro alle esigenze educative presenti in ogni famiglia? Soprattutto nelle zone più depresse del sud, dove sono gli asili nido, dove le scuole materne, che fine ha fatto nella scuola il progetto, mai completamente realizzato, del tempo pieno? Dove la collaborazione scuola – famiglia, che si muovono, nella realtà, come controparti in lotta? E ancora: dove sono le strutture sportive e ricreative? Sono certamente nel cassetto dei sogni, ma, al momento, sono ben lungi dall’essere realizzate e, con la loro carenza, espongono spesso bambini e ragazzi a influenze negative, scoperte quando ormai è tardi e difficile tornare indietro. Che fare, dunque?
– “Gli interventi, sia di tipo preventivo che ripartivo sono molteplici e sfaccettati e, in linea di massima, non hanno nulla a che vedere con terapie e cure: si tratta di pensare a una situazione che privilegi la prevenzione, un luogo neutro in cui (magari con l’aiuto di un esperto che faciliti l’evoluzione della comunicazione e aiuti a mettere a fuoco eventuali difficoltà, prima che queste si cronicizzino e mostrino i loro effetti negativi), le madri si incontrino e possano mettere a confronto le reciproche esperienze, appoggiandosi ad altre madri con simili difficoltà e cercando insieme possibili soluzioni; un luogo che rappresenti anche (perché no?) un’evasione dalla routine quotidiana, senza sentirsi in colpa per aver sottratto tempo ai doveri familiari.” –
Gabriella Origano
Chi è la Dott.ssa Marisa Nigri
Nata a Napoli, dove tuttora risiede. Laureata in filosofia, insieme all’insegnamento, ha coltivato il suo interesse per la psicologia, frequentando vari corsi e una scuola riconosciuta di formazione alla psicoterapia. Divenuta psicologa e psicoterapeuta iscritta all’albo della regione Campania, lasciato l’insegnamento, ha intensificato questa attività nell’ambito corporeo-funzionale, come trainer individuale, di gruppo, come ricercatrice e come docente. Negli ultimi anni si sta dedicando alla rielaborazione e alla pubblicazione di vecchi scritti di carattere letterario che, tuttavia, mantengono l’impronta psicologica e possono essere considerati come divulgativi rispetto all’ambito che ha costituito il fulcro del suo interesse. Al momento, sono stati dati alle stampe “Tra psicoterapia e vita” (raccolta di racconti tenuti insieme dall’autobiografia e dal filo rosso della psicoterapia) e “Suggestioni di un intimo sound”, in cui i riferimenti al mondo delle discipline olistiche è un elemento fondamentale.
E’ possibile contattare la Dott.ssa Nigri scrivendo a: redazione@olisticnews.it
Pubblicazioni
Autunno dai mille colori: Ritrovarsi per ripartire
Una donna non più giovanissima, sposatasi precocemente con un ingombrante marito, rimane sola e in crisi. Attraverso un giro di traslochi a catena che ridisegnano la mappa abitativa dell’intera famiglia e il tentativo maldestro di ricostruirsi una vita sentimentale, recupera e rielabora le memorie apparentemente contraddittorie, ricostruendo il senso della propria identità autonoma e della personale storia.
Tra psicoterapia e vita di Marisa Nigri
Un vissuto osservato dall’interno, essendo lei stessa psicoterapeuta, posizione privilegiata per analizzare se stessa e il suo passato. Della difficile infanzia, racconta i propri disagi, ma anche quelli dei suoi genitori e degli altri familiari, visti con l’occhio più comprensivo di chi ora sa guardare più a fondo. Un matrimonio affettivamente intenso ma faticoso continua a mettere alla prova l’esistenza di Marisa, così come antichi rancori in famiglia, tra cui uno in particolare che culmina addirittura in un intervento chirurgico tanto invasivo quanto non necessario.
Rimasta vedova, con i figli ormai grandi, Marisa, finalmente, riesce forse ad instaurare un rapporto sereno con se stessa.
Suggestioni di un intimo sound
Sullo sfondo, per quasi tutto il libro, un paese ai margini di una città media del sud, sempre bella, ma provinciale e sonnacchiosa all’inizio, in forte evoluzione poi, che cambia se stessa così come la protagonista, Teresa. La vicenda inizia “in medias res” e si snoda in un sovrapporsi di piani temporali, in cui la dimensione retrospettiva, onirica e mnestica allo stesso tempo, si mescola al presente in uno stato di coscienza talvolta alterato; ciò consente alla protagonista, accompagnata nel suo percorso dalla storia del suo rapporto coi suoni e la musica, di procedere, nell’intrigo inestricabile di caso e destino, a un’inevitabile verifica che le permetterà di riappropriarsi delle proprie scelte di vita.