È l’azione individuale, previa acquisizione di consapevolezza e conseguente scelta del singolo cittadino a beneficio del bene comune, che salverà il pianeta. Questa è la conclusione emersa dall’incontro “Attacco al Clima, dalla speranza all’azione” tenutosi presso la libreria Claudiana di Milano sabato scorso, promosso dal Gruppo il Gallo Verde della Chiesa Valdese, uno degli oltre duecento aderenti all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (AsviS), impegnata a promuovere una cultura della sostenibilità attraverso la diffusione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU.
Non ha mezze parole Grammenos Matrojeni, coordinatore per l’ambiente della cooperazione italiana allo sviluppo presso il Ministero degli Affari Esteri Italiano, quando dice che “bisogna smetterla di fare i bambini. Non siamo vittime di un sistema. Bisogna scegliere. Abbiamo 10 anni e poca ricettività di pubblico. Nessun consumatore pensa al bene comune ma solo al prodotto qualitativamente migliore per sé”. Il movimento di Fridays for Future, va avanti a spiegare, è diventato così forte perché hanno compreso che non devono esigere qualcosa dai governi ma da loro stessi e dalle loro famiglie. Hanno capito che l’iniziativa deve partire dal basso, da loro. E solo così il movimento continua a crescere.
È un concetto che profuma meravigliosamente di rivoluzionario, che insegna a gestire la frustrazione e l’impotenza di cui ci siamo nutriti per gli ultimi decenni mentre siamo stati muti ad osservare l’Italia affondare e ora la Terra intera. Ed è forse per questo il motivo che l’Alleanza è riuscita a organizzare 1060 eventi in 17 giorni su temi che vanno dal cambiamento climatico alle energie rinnovabili alla cooperazione tra nazioni.
Donato Speroni, responsabile di redazione dell’AsviS, è d’accordo sulla responsabilità e presenza pubblica del cittadino: “I Millennium Goal dell’ONU non hanno avuto il successo sperato perché erano calati dall’alto e poco partecipati dal basso. Il tema della sostenibilità è un tema politico, e non ambientale, da relegare alla sezione ghetto dei giornali. Lo sviluppo sostenibile dovrebbe essere introdotto nella nostra Costituzione e chi non è sostenibile è incostituzionale”.
I due relatori, moderati dalla frizzante pastora Daniela Di Carlo, esortano all’azione e alla partecipazione consapevole. La democrazia viene dal basso. Se il popolo vuole avere una voce deve imparare ad usarla e a farla sentire, ma soprattutto a muoversi per raggiungere degli obiettivi desiderati che abbiano uno scopo alto comune e condiviso.
Nel 2015, alla COP 21 di Parigi sul cambiamento climatico, i 193 stati membri hanno concordato di contenere il surriscaldamento globale entro un massimo di 2°. Ma, afferma Mastrojeni, “non si può stare sotto i 2° di crescita se non sono coinvolti tutti. Col clima bisogna considerare il pianeta come un posto unico e non come un’area dove si controllano i singoli interessi. Il prezzo da pagare è essere uniti”.
Nonostante tutto è ottimista. Dopo approfonditi studi e ricerche riportati nei suoi numerosi libri, ha formulato un’equazione che esprime una globalità sistemica dove non esistono settori isolati.
EQUAZIONE DI GAIA:
BENESSERE = SOSTENIBILITA’ = GIUSTIZIA = PACE
Evidenziando il principio che la natura è perfetta, Mastrojeni afferma, “È un pianeta straordinario. Se fai ciò che rispetta l’uomo, fai anche ciò che rispetta la natura. La piramide alimentare e quella dell’impatto ambientale coincidono. La matrice di Madre Terra è semplice”.
Infatti, diventa lapalissiano osservare che se lo sviluppo è perseguito nel rispetto dell’ambiente e dei diritti umani non può che creare pace tra le nazioni e felicità individuali. Per contro il degrado ambientale porta inevitabilmente al collasso e al conflitto sociale che porterà a un’ulteriore perdita della capacità di proteggere l’ambiente, innescando il peggior ciclo cumulativo verso un sempre più severo degrado ambientale. Non è un caso che proprio nella fascia del Sahel, colpita da eventi climatici estremi e carestie, si siano sviluppati i maggiori conflitti attuali e i flussi migratori verso l’Europa.
Se si fa la cosa giusta, si crea una catena di conseguenze cicliche e sistemiche, ci insegna Mastrojeni: “Il ciclo virtuoso ha dei moltiplicatori. Se, per esempio, le persone iscritte nelle liste ufficiali degli obesi rinunciassero a una lattina di soda, si libererebbero risorse per nutrire 56 milioni di persone. La materialità è il problema dell’essere umano. Bisogna imparare a essere invece di avere. Il pianeta ci dice: io funziono se tu sei. Se ti liberi degli idoli, diventi sostenibile”.
Allora il cambiamento climatico in atto, nella sua emergenza, diventa motivazione e spinta per unire, scegliere e agire con giustizia, il testimone che passa di mano in mano per ritrovare un linguaggio e uno scopo comuni per un bene e una casa comuni. Una consapevolezza auspicata e ritrovata che si esprime perfettamente in un effetto farfalla dipinto dalla scommessa del nostro relatore: “Solo la tua felicità può salvare il mondo”.
Simona Valesi